CITAZIONE (sacha71 @ 18/11/2021, 10:36)
(Italia, 2021, distr. escl. Netflix; 6 episodi brevi).
Zerocalcare da il meglio di sé per questo suo debutto su Netflix (sarà anche il suo debutto sulla scena internazionale?).
Nel consueto stile l'autore racconta in prima persona una storia emotivamente "forte" al cui tema centrale arriva piano piano, come per pudore, divagando tra ricordi e osservazioni di vita quotidiana tanto godibili quanto non immediatamente attinenti a ciò cui si vuole andare a parare.
La sensibilità e la profondità ricordano il Nanni Moretti di Caro Diario, in una narrazione che si sviluppa con il linguaggio ed i riferimenti della cultura pop, con una capacità di emozionare con i sentimenti degna dei migliori anime giapponesi.
Qualche battuta o situazione è memorabile
come il graffito gigante sul muro della periferia romana - "Amare le donne è da froci"
Raccomandatissima a chiunque ami le opere "riflessive" sulla natura e sui sentimenti umani, da vedere tutta d' un fiato (del resto la durata complessiva è quella di un normale film).
Sono tutt'altro che un fruitore di cartoni animati, qualche volta li guardo ma sinceramente non li vado cercando.
Ho voluto vedere Strappare lungo i bordi (e mi scuso per la definizione di cartone animato che presumibilmente rende poco l'idea di Zerocalcare, o magari si diciamo che non ho le nozioni giuste per saperlo) incuriosito da questo tuo commento, dall'ambientazione e dal linguaggio usato nella serie, ma anche come reazione ad una recensione di Guja Soncini, penna solitamente apprezzabile, che in tutta sincerità ho trovato pessima ma che probabilmente è soltanto la punta di un iceberg di un retropensiero sulla romanità che cova da tempo.
La sensazione peraltro è che il saper scrivere porti molte persone ad una sorta di delirio di onnipotenza e da li a farla fuori dal vaso il passo è spesso breve.
Beninteso ogni cosa può piacere o meno ci mancherebbe, ed anche la cadenza romana non è stata creata allo scopo di poter essere amata da tutti, ma è che proprio quando sento qualcuno pronunciare le due paroline magiche "i romani" tendo ad inalberarmi (eufemismo) perché poi fondamentalmente è la generalizzazione che m'intristisce e non tanto il fatto che per alcuni "i romani" ( tutti?) si esprimano in un linguaggio strascicato, è il dover sentire ancora quei luoghi comuni penosi per cui se sali su un taxi a Roma è consigliabile esprimersi in romano perché se parli italiano (giustamente Roma è fuori della penisola) il tassista ti costringerà a fare un giro più lungo per raccattare qualche spicciolo in più.
Che poi alla fine, curiosamente, tutti questi personaggi che esprimono, in ogni occasione, il loro sviscerato amore per "i romani" si sentono in dovere di precisare di aver vissuto per lunghi anni a Roma, come se ciò conferisse in automatico una conoscenza della città che neppure chi ci vive dalla nascita potrà mai vantare...e salvo poi attaccare a piagnucolare perché quattro o cinque persone, non di più, su Instagram o Twitter le hanno risposto che in fondo esistono i sottotitoli.
Ad ogni modo, entrando nello specifico della serie, mi è piaciuta moltissimo, ho apprezzato anch'io come Sacha l'approcciarsi con estrema delicatezza al nocciolo della questione, personalmente fino all'ultimo episodio non ho capito dove si volesse andare a parare, ho colto meno sinceramente gli eventuali paralleli con Caro Diario (ma generalmente io tendo sempre ad individuare poco certi riferimenti) se non forse con l'ultimo dei tre episodi in cui era strutturato quel film, episodio che rimane a mio parere il momento più intimista nella filmografia di Nanni Moretti.
Ho apprezzato molto anche la scelta di dare voce alla generazione degli anni 80, se vogliamo la più complessa dell'ultimo mezzo secolo, totalmente depurata delle certezze ideali di cui si era nutrita la precedente e brutalmente messa di fronte a quel senso di precarietà che oggi purtroppo è la normalità ma che allora provocava vuoto e smarrimento.
E la cosa più bella, almeno a me è sembrata tale, è la quasi totale assenza di commiserazione nei personaggi della serie, semmai un'ironica presa di coscienza di un quotidiano che per tutti noi da anni è un film già visto e ampiamente replicato.
Il tutto condito da un disincanto spesso esilarante, indimenticabile la trovata della lobby vichinga che s'è comprata Trenitalia per dare un senso all'assurdo sbalzo termico fra l'interno dei treni e la temperatura esterna.
Da vedere assolutamente, secondo me.