Grazie per le vostre risposte.
Concordo con tutti quanti voi sul fatto che una lettura ha valore solo se trasmette emozioni, e che queste lasciano in noi un ricordo anche a prescindere da una trama che potremmo aver dimenticato. Concordo anche sul fatto che ogni emozione costituisca un arricchimento interiore. Mi resta però un dubbio.
Tanti anni fa, ai tempi dell’Università, lessi
L’Idiota, di Dostoevskij. Appassionante, coinvolgente, commovente, a dispetto (o forse per merito, a seconda dei punti di vista) del numero di pagine. Insomma: una lettura assolutamente emozionante, di quelle che mi sentirei di consigliare. Il romanzo, del resto, è unanimemente considerato un capolavoro.
Ora però che sono iscritto al forum mi rendo conto di un problema: ma quelle emozioni, che pure ho provato, saprei anche descriverle? Perché a chi mi chiedesse un parere sul libro, subito risponderei: "bello ... bellissimo ... meraviglioso ... lo devi assolutamente leggere …". Ma approfondire un poco questi concetti temo non sarebbe possibile, se non riprendessi in mano il libro per dargli almeno una veloce ripassata (cosa non facile, visto il tomo).
Ecco perché a volte, a distanza di tempo, più che d'un arricchimento interiore provo la sensazione opposta, d'essermi cioè perso o "d'aver lasciato indietro" qualcosa che forse era importante ...
@ Massy: concordo pienamente con il tuo giudizio critico di
All That You Can't Leave Behind, che però secondo me contiene un piccolo gioiello:
"Walk on" . Ecco, chissà perché con la musica non mi succede quel che mi capita con i libri: quel che sento e che mi è piaciuto, non lo scordo più ...