Grandinata estiva
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| Immaginiamo uno che non abbia mai letto Stephen King, e un bel giorno decida di farlo pensando che è ora, e che, dietro prezioso suggerimento, decida d’iniziare con Dolores Claiborne. Immaginiamo che (la stessa persona) non ami i romanzi scritti sotto forma di monologo, detesti (letteralmente) ogni libro che non sia adeguatamente suddiviso in capitoli (forse perchè nella vita ha sempre cercato dei punti di riferimento e avendoli raramente trovati pensa “cavolo almeno nei libri!”) e soprattutto abbia sempre fuggito (più o meno come la peste) tutte quelle opere che un pò si piccano di essere scritte in modo approssimativo, con i tempi sbagliati, le “consecutio” creative semplicemente per rendere al meglio il linguaggio di un/una protagonista la cui provenienza non sia esattamente l’Accademia della Crusca. E immaginiamo pure che (sempre la medesima persona, vedi come può ridursi uno che a 53 anni, quasi 54, non abbia ancora letto King) sia un convinto (ai limiti della ferocia) assertore della teoria secondo cui l’immaginazione di un lettore non debba porsi limiti e allora tutto sommato ben vengano i semianalfabeti che conversano in modo colto e forbito visto che siamo noi a doverli interpretare, comprendere, svuotare di una cultura meramente convenzionale per riportarli alla loro realtà. Perchè poi, diciamolo, gli scrittori che vogliono toglierci l’immaginazione sai che palle.
Figuratevi poi la reazione quando, (sempre il soggetto in questione) nel momento in cui iniziasse a leggere, si rendesse conto che il romanzo è effettivamente un monologo, dove non esistono capitoli e la protagonista si esprime come sostanzialmente dovrebbe esprimersi una persona del suo rango. Una serie d’improperi del tipo : “ma chi me lo ha fatto fare!” “c’è gente che è arrivata a 80 anni senza aver mai letto King ed è morta comunque serena” “se sopravvivo a 200 e passa pagine di monologo giuro che mi leggo tutta la serie Beautiful di Jamie McGuire (oh, 5 tomi mica pizza e fichi)” “la prossima volta che stilo una classifica dei più sopravvalutati dell’ultimo mezzo secolo devo ricordarmi d’inserire Stephen King fra gli Oasis e Paolo Sorrentino”
Poi però la persona in questione (io e magari s’era capito) il libro lo ha finito. E quando arrivi in fondo ad un romanzo di questo tipo e ti accorgi che lo avresti potuto leggere in due ore ti saltano tutti i parametri perchè se uno scrittore ti prende non ci sono monologhi o suddivisioni in capitoli che tengano, potresti pure fare a meno di usare il segnalibro perchè dove lo hai lasciato semplicemente ti rimane stampato in mente. Rifletti sul fatto che ad un certo punto pensavi di aver capito dove s’andasse a parare e invece poi ti rendi conto che non solo non avevi capito niente (e fin qui poco male) ma il crescendo è tale che oltre ad essere felice di non aver capito nulla vorresti aver capito meno ancora per non rovinarti la sorpresa. Ora io mi rendo conto che consigliare la lettura di un romanzo di Stephen King possa essere abbastanza scontato, dargli un voto (io che do un voto a King è risibile, suvvia) perfettamente inutile e allora come chiudere? Chapeau e alla prossima.
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