Partiamo dall'unica bella notizia del commento, che è: leggerò almeno il secondo volume della serie, perché voglio dare una seconda chance al tutto, perché sono buona come il pane dopo tre giorni all'aperto e perché potrei altrimenti perdermi il piacere di un'altra stroncatura. In fondo anche le cose brutte possono avere il loro fascino perverso, ed è il caso di questo libro (ok, c'è anche un minimo di curiosità di leggere il seguito).
La farò breve, se possibile, perché se dovessi parlare e riportare tutto quello su cui ho da ridire ne uscirebbe un saggio in più volumi.
Nicolas Eymerich è un romanzo la cui trama è organizzata su tre piani temporali: uno nel passato, nel Basso Medioevo, all'indomani della terribile ondata di peste nera che determinò la crisi del Trecento; uno nella contemporaneità; il terzo in un futuro non troppo lontano.
La ricostruzione storica potrebbe anche andare, se non fosse per alcuni svarioni assolutamente ingenui (?), per esempio un contadino dei più miserevoli che scrive come se niente fosse (ma ti pare, Valerio, che nel 1300 i contadini sapessero scrivere? che bisogno c'era di inventarsi la causa che ha portato questo errore grossolano?) o il fatto che Diana fosse la dea della fertilità: era la dea che proteggeva le partorienti, che è una cosa molto diversa. Veramente Diana era assimilata ad Artemide, la
vergine cacciatrice. Quale fertilità?
Vergine è invece l'odioso protagonista della parte contemporanea, Frullifer, il tipico idiota patentato che non capisce un tubo se non se non se stesso e il cui comportamento mi ha irritato e disturbato. E pensare che questo tizio inutile partorisce la mostruosità fisica che dà la materia al romanzo! Mostruosità nel senso che la fantascienza, per quanto avanti si spinga, deve avere una base scientifica: tanto per fare un esempio Sagan con
Contact o persino Huxley con
Il mondo nuovo. Invece qui la teoria scientifica oscilla tra l'assurdo ridicolo e l'assurdo irritante. Psitroni? ma anche no.
Sullo stile stendiamo un velo pietoso. Ho letto brani che non avrei mai voluto leggere e che non capisco che utilità abbiano nel racconto. Al momento, stanti al primo volume, nessuna. Sono inutili e scritti malissimo. Esempio:
Era talmente bella che lui abbassò lo sguardo. Non l'avesse mai fatto! I promettenti gonfiori della camicetta gialla della ragazza gli trasmisero una vampata di calore che gli si localizzò nelle orecchie, salvo una corrente secondaria che prese la direzione del suo inguine (...) Per decongestionarsi chiamò la cameriera.
Ma scherziamo? e che è, un Harmony? O quando scrive "discretamente compassato" (dopo un altro momento pornosoft: tra l'altro non capisce perché una ragazza si offenda se lui la guarda allupato, perché secondo lui è lo stesso che dirle teneramente
ti amo! "che differenza c'è?" si domanda costernato
): che diamine significa
discretamente compassato in italiano?!
Potrei continuare, ma preferisco fermarmi. Evangelisti non sa scrivere, a mio personale parere, ovviamente. E questo è bastevole per una condanna.
Comunque la parte migliore è senza dubbio quella medioevale, sebbene Eymerich come personaggio sia abbastanza disturbante. Si vede che l'antichità è la vera "vocazione" di Evangelisti, perché le parti contemporanea e futura sono di una noia mortale.
Ah, Valerio, il plurale di dio è
dèi, eh.
(Sììììììì, sono acida e snob!!! perdonatemi, ma non riesco a frenarmi!)
Linkato.
Edited by ~ Niniel ~ - 29/11/2016, 13:10