Cominciamo con un bel “ecchescatole” in cui chiuderei volentieri tutti coloro che da anni non fanno che prendere la penna (si fa per dire: se molti di costoro dovessero scrivere tutto ciò che scrivono a mano, scoprirebbero la fatica di farlo e taglierebbero sulle cavolate, cioè non scriverebbero affatto) per lamentare quanto è diverso King oggi dagli anni 80. Bella scoperta: e voi, invece, siete uguali a come eravate 10 o 20 anni fa? Mi viene il sospetto di sì e questo spiegherebbe molte cose che vanno a detrimento di voi criticoni.
Miei cari colleghi FL, King è cambiato (è ben diverso, cito a memoria, dall'ubriacone che scrisse Shining e sono pronta a scommettere che in un angolino della vostra inarrivabile mente vi piacerebbe rivederlo ubriacone pur di poter dire: riecco King!) e siamo cambiati, nei casi più fortunati, noi. Io, sulle nuove lunghezze d'onda dello Zio, mi ci sono seduta come su un trono. Non ci riuscite? Fuori dalle scatoline!
(il senso è: se siete arcisicuri che non vi piacerà, perché perder tempo e soldi e poi ammorbarci?)
Io non avevo nessuna curiosità di sapere cosa ne fosse stato di Wendy o Danny, se devo essere sincera, e quando ho saputo che sarebbe uscito un libro a questo tema, un po' di apprensione mi è venuta, ma, secondo me, King ha superato la prova eccellentemente.
E non è vero che questo, come ho letto in giro, è un libro privo di un tema centrale al contrario dei soliti classici kinghiani (l'amicizia, il lutto, etc.); c'è un tema grosso come una casa e sarà che mi tocca personalmente da vicino, ma come si fa a non vederlo? Redenzione: un tema scomodo, perché ai più non piace nemmeno vederli, i propri errori, figuriamoci prenderne atto e porvi rimedio. Siamo sempre così
compassionevoli con noi stessi, così
indulgenti, e di volta in volta la colpa è della famiglia, del partner, della scuola, del
SISTEMA (ODDIO, IN CHE MONDO VIVIAMO!!!), e molte volte è vero o è parzialmente vero, ma non siamo mai tutti povere Ifigenia che vengono sgozzate per un favorevole viaggio, altrettanto spesso aiutiamo il boia a sistemare comodamente la corda o peggio andiamo incontro ai nostri sbagli sorridendo radiosamente. E quasi mai rimediamo ai nostri errori, considerando fatto quel che è ormai stato fatto e, in fondo, sbagliare è umano e noi siamo umani, giusto, amici e vicini?
Questo è il tema del romanzo e ce n'è a palate di roba da scrivere in merito. A parte questo, King è riuscito – compito non facile – a riaccostarsi alla materia originale del romanzo con molta buona grazia e, ancora una volta, a descrivere persone invece che personaggi, che è la cosa che gli riesce così dannatamente bene. Abra e Concetta sono due bellissimi personaggi, non vedo proprio perché ridirne. La prima parte del romanzo è migliore dell'ultima: se devo trovare un difetto posso dire solo che l'esito finale è stato troppo “facile”, o forse io l'ho trovato tale perché, fosse per me, il libro avrebbe potuto non finire mai e io avrei continuato a leggere felice.
Lo dico sempre, a mia parziale giustificazione, che io leggerei King con gusto anche se scrivesse le etichette dello shampoo (giusto per introdurre una variatio al concetto “lista della spesa”) e questo era vero, è e sarà vero finché la charis kinghiana continuerà ad essere versata su di noi (se conoscete questo rimando letterario, sappiate che vi stimo), ma so riconoscere la differenza tra un Joyland e un Doctor Sleep.
Una cosa ancora: questo romanzo mi ha commosso.
p.s. Non avrei voluto scriverlo perché conosco già a menadito i pregiudizi che un mio parere suscita nell'intellighenzia de noantri che domina certi ambienti, ma quei “cuccuma”, quegli “assolutamente sì” e soprattutto quei “manco” (questi ultimi usati a profusione senza considerare neppure l'esistenza dei “neanche” almeno alternandoli, anche se sarebbe andata male ugualmente) che non si sentono neanche a Barivecchia da Cassano, mi hanno veramente guastato la lettura. Non mi interessa com'è scritto in originale (anche se il mio amico madrelingua americano mi deluciderà in merito), le traduzioni si fanno nella lingua d'arrivo. Siccome un signore di dubbio gusto (anche linguistico, dunque) ha pubblicamente sfottuto sulla sua bacheca FB la recensione di un lettore di Doctor Sleep, con la tipica spocchia di chi troppo sa (troppo per noi poveri bifolchi), spero che riservi a me lo stesso nobile e coraggioso trattamento, perché io possa riderci su. Lo considererei un grande onore.
Edited by Lulysa - 24/9/2022, 14:01