Letto in poche ore tra ieri sera e oggi, mi ha lasciato un "buon sapore in bocca", sia per sviluppo della trama che per la simpatia dei personaggi adoperati.
In un contesto di due secoli orsono, l'autore prova a farci toccare con mano l'atmosfera dell'epoca, gli usi, le situazioni da piccolo borgo, in cui si sa tutto di tutti (questo succede ancora oggi!), rendendo anche gustosi gli equivoci di certi frangenti.
Di certo non è l'incipit giallo a rendere interessante l'intreccio, lo definerei anzi più un sottofondo davanti a cui la storia procede e di tanto in tanto ne prende "una cucchiaiata", ma la levità non manchevole di "pepe" con cui i dialoghi si succedono, il confronto tra gli attori in scena (non vedrei affatto male una riduzione teatrale dell'opera, per me è adattissima), la caratterizzazione di alcuni di loro a metà tra il guitto e il gigione, e la bravura narrativa che trasportandoci in un altro tempo, ci accomuna a un'altra vita senza mai avere cadute o ripensamenti.
La linearità della trama è sempre perfettamente sotto controllo, fino allo scioglimento finale, in cui pur seminando sospetti, lascia un velo che mantiene l'effetto sorpresa.
Dall'altro lato della medaglia, posso rilevare qualche piccola ingenuità sfuggita in sede revisoria
(ad esempio, si parla di Gaspare che, in un momento in cui non ottiene ciò che voleva, rimane con "una mosca in mano" invece che con "un pugno" delle medesime)
, qualche ridondanza, la brevità delle storie finora pubblicate che auspico, nella progressione delle esperienze editoriali, stia lievitando verso la forma di romanzo.
Ma trattasi di peccati venialissimi, e ritengo di aver trascorso ore piacevoli in compagnia della storia, caro Lamp: che questo ti sia da incentivo per aspirare a sempre maggiori traguardi... e introiti!
Edited by phra - 21/11/2009, 00:09