Premetto che personalmente faccio un po' di confusione se ci sono molti salti temporali o flashback, quindi non nego che la lettura dell'
Ultimo Cavaliere mi abbia messo un po' in difficoltà.
La storia si svolge in un mondo post apocalittico, che assume le sembianze del Far West del 1800. Roland Deschain, il protagonista, è un pistolero ed è l'unico superstite di un ordine cavalleresco; laconico, determinato e spietato se le circostanze lo richiedono (come dimostra la morte di Jake), ricorda molto i personaggi di Eastwood nei Western di Leone (nota per me molto positiva). Roland è all'inseguimento dell' Uomo in nero, figura che sino alla fine rimane nel mistero, così come parte della missione di Roland.
La narrazione diventa (sovente) poetica: la descrizione del deserto in cui Roland si è lanciato per inseguire l'uomo in Nero, di un mondo distrutto da una catastrofe (ancora non chiara), la consapevolezza del proprio ruolo e delle difficili scelte che richiede, lo stesso dialogo finale con L'Uomo in Nero (di cui sicuramente mi sarò persa qualche parte\significato... nonostante l'abbia riletto due volte
).
Le cose che mi hanno positivamente colpito dell'Ultimo Cavaliere sono:
1) Roland. Del pistolero mi ha colpito tutto: non solo le vicende che viviamo con lui (tutto l'episodio a Tull per me è stato impressionante... condividevo con Roland ogni singolo passo della sua corsa per la sopravvivenza
), ma la determinazione a portare avanti la propria missione, cosa che richiede scelte difficili e dolorose da affrontare (penso soprattutto a Jake, perché a Tull il pistolero non aveva molta scelta..), nonché l'amarezza e il senso di colpa che continuano a perseguitarlo ( elementi che si possono percepire sia nelle sue parole, sia quando rivede i volti delle persone che ha ucciso).
Anche se i Flashback mi hanno un po' confuso, la storia del Roland ragazzo è la parte che ho seguito con più interesse: fra le scene più impressionanti, il duello col suo maestro.
2) Il fascino del mondo in cui si svolge la storia: una commistione di malinconia, confusione e solitudine.
Fra le cose che non definirei negative, ma più che altro come elementi che mi hanno messo in difficoltà metto:
1) I dialoghi con L'Uomo in Nero: immagino già gli strabuzzamenti dei fan della serie, ma già il linguaggio poetico ed enigmatico ogni tanto mi metteva in difficoltà, se ci aggiungiamo anche elementi di filosofia, per me diventa facilissimo perdermi.