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IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA”.
Sembrerebbe una frase pronunciata in questi ultimi anni, un’espressione con cui siamo soliti ricordarci a vicenda che satelliti, sistemi di telecomunicazione e chissà quali altre tecnologie sono sempre puntate su di noi e possono registrare le nostre azioni e le nostre parole in qualunque istante.
Stupisce invece sapere che questa frase è stata scritta nel 1948 da George Orwell, nel suo romanzo “1984”: una vera ispirazione profetica, una visione apocalittica e inquietante che in un certo senso, in termini di metafora esistenziale, è accostabile alla realtà dei giorni nostri.
Attraverso il racconto della vita del protagonista, Orwell ci coinvolge in un mondo post-atomico, frutto della sua personale inquietudine, scaturita dopo le due guerre mondiali e l’olocausto.
La realtà descritta è quella dello Stato dell’Oceania, una delle tre superpotenze in cui è divisa la Terra. L’Oceania è governata secondo leggi di regime, ma non mira solo a controllare ogni singola azione dei suoi cittadini, aspira addirittura a condizionarne il pensiero, determinandolo con strumenti plagianti di comunicazione di massa e reprimendolo con sistemi di tortura efferata, finalizzati all’epurazione della mente dei singoli dai discostamenti dal pensiero collettivo imperante.
Tra le pagine del racconto prendono forma i timori dell’autore verso le tendenze più totalitarie dello Stato e verso l’omologazione delle menti degli individui immersi nel mare indefinito della collettività, la cui fragilità consiste appunto nell’uniformarsi a ciò che Orwell definisce “bipensiero”: l’annullamento della libertà intellettuale, posto in essere attraverso l’assoggettamento del ragionamento collettivo alla volontà del “partito”, e l’accettazione di una realtà quotidianamente falsificata e negata dai mezzi di comunicazione, manipolati a loro volta dall’entità oligarchica al potere.
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La Guerra è Pace.
La libertà è schiavitù.
L’ignoranza è forza.”
Il pensiero è potere e in quanto tale temibile minaccia per chi il potere lo detiene e vuole conservarlo. Il controllo del pensiero è sinonimo di mantenimento dello status di supremazia di un gruppo sull’altro, per tale motivo è fondamentale sacrificare chiunque minacci tale controllo.
Tutto il romanzo è permeato dalla speranza che il protagonista ed eroe positivo, “l’ultimo uomo” rappresentante di un’umanità piena, fatta di sentimenti, emozioni, idee personali, aspirazioni, possa sconfiggere il “Partito”, alleandosi a suoi simili non del tutto assimilati dal sistema.
Ma il vero potere di cambiare le cose Orwell lo riconsegna in mano ai “prolet”, a quella parte della popolazione, che tanto ricorda il terzo stato, la parte “bassa” della società, ma anche quella che vive mossa dagli impulsi più viscerali e spontanei, che viene lasciata libera di agire secondo le normali leggi della natura e di pensare liberamente, in quanto ritenuta “priva di intelletto” e quindi innocua. Secondo l’autore nei “prolet” risiede la speranza di sconfiggere il Partito, ma scrive anche che: “Finché non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finché non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza”. Una metafora interessante su cui riflettere per ritrovare un’autocoscienza personale, anche oggi perduta nei labirinti dell’assimilazione agli pseudo-modelli che quotidianamente i mezzi di comunicazione ci impongono come ideali a cui ispirarci.
Sorprende come le tematiche affrontate dal racconto siano più che mai attuali e come Orwell utilizzi termini e concetti divenuti di uso corrente ai giorni nostri. L’acronimo “GF” (Grande Fratello) su tutti.
Ci stupiamo così a pensare che lo scoramento dell’autore è pure il nostro: la disillusione nei confronti delle capacità del singolo di lottare contro lo strapotere di pochi e il senso di impotenza, sconfitta e rassegnazione di fronte ad eventi che non ci sentiamo in grado non solo di cambiare, ma nemmeno di influenzare; la paura del totalitarismo e la coscienza che le guerre servano solo a sostenere ciclicamente l’economia a dispetto degli ingenti costi in termini di vite umane, che, a conti fatti, hanno minor valore economico, in quanto “prodotti” presenti in abbondanza sul pianeta; il terrore dello strapotere dei mezzi di comunicazione, che mistificano la realtà e cambiano la memoria storica, fino ad annullarla; la perdita dell’individualismo in nome di una coscienza collettiva che è serva del potere dell’oligarchia partitica; la manipolazione, semplificazione, riduzione della lingua, che diviene il principale strumento di contenimento del ragionamento individuale, all’interno di un disegno che mira alla disintegrazione del libero pensiero.
Un libro da leggere tutto d’un fiato, ma concendendosi le pause necessarie ad individuare le tante analogie con l’odierna società che si nutre di TV, comunicati stampa, bollettini di guerra, sentimenti plastificati dai “reality”, appiattimento del pensiero, isolamento delle diversità, smarrimento della dignità umana, deresponsabilizzazione della coscienza individuale, neologismi che privano la lingua d’origine della propria identità, mode e pseudo-valori che allontanano volutamente l’attenzione di ognuno di noi dalla visione di ciò che accade realmente nel mondo di cui siamo parte.
Un'opera scritta in modo semplice, comprensibile, che coinvolge il lettore fin dalla prima pagina. Una lettura assolutamente da consigliare.
Scarlettwordhttp://scarlettword.blogspot.com