Recensione: Da appassionato di letteratura horror qual sono, già mille altre volte avevo sentito nominare Clive Barker, noto per la sua poliedricità artistica e per la sua visionarietà. O, più in breve, per essere uno dei mostri sacri del terrore scritto in caratteri tipografici.
Questo status ha generato in me una grande aspettativa nei confronti del sopra citato scrittore, anche se mai prima lo avevo letto. Ma che mi ha fatto iniziare la lettura di “Infernalia” con cautela, memore di letture passate cominciate alla grande e poi afflosciatesi nella delusione.
Tutto dimenticato. Più avanzavo tra i racconti e più mi esaltavo della capacità evocativa di Barker e del suo modo di saper instillare orrore utilizzando poche parole. Il tutto intessuto da una scrittura colta, agile e snella che, a mio parere, eleva questi racconti dalla semplice narrativa di genere.
Composta da sei racconti, “Infernalia” è il primo dei sei volumi dei cosiddetti “Libri di Sangue”. Il punto attorno a cui ruota tutta la serie è il Libro di Sangue. Si tratta di uno pseudobiblia composto interamente da storie scritte dai morti su un corpo umano, e la cui genesi viene descritta nel primo racconto dell’antologia, fungendo da prologo per l’intero ciclo di libri.
Il bello di quest’antologia è la varietà di sfumature che abbraccia nei vari racconti: si passa da quelle più crude e splatter a quelle più fini, capaci di suscitarmi un senso di colto e di meraviglioso.
Ai racconti più duri appartiene “Macelleria mobile di mezzanotte”, autentica legnata già dal titolo, dove una metropolitana sanguinaria corre inesorabile verso l’inferno, nella notte di New York. Seguono poi “Il ciarliero e Jack”, una sfida tra uomo e demone dai toni scherzosi, ed il malato “Mai dire maiale”, storia pervasa da un’inventiva alquanto malata (miii, un maiale parlante!!... ed è solo l’inizio!).
Si arriva poi a “Sesso, morte e stelle”, la mia storia preferita di “Infernalia”. Esso mi ha colpito molto per la sua ambientazione ed per il suo svilupparsi lento e regolare sullo sfondo de “La Dodicesima Notte” di Shakespeare. Quasi che il racconto stesso rappresenti una tragedia teatrale, alla quale assiste un pubblico di morti viventi.
Chiude l’antologia “ In collina, le città”, storia che vede contrapposte due città… o meglio, due creature mastodontiche ed antropomorfe che le rappresentano, composte interamente da esseri umani. Meravigliose quanto spaventose.
Un’ottima antologia, che consiglio a chi, come me, decida di avvicinarsi a Clive Barker.
Voto: 9/10
Edited by Klart - 11/9/2022, 15:41