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Grandinata estiva
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| La prima cosa che m’è venuta in mente leggendo Roseanna (a parte quanto fossero belli i tempi in cui non c’erano telefonini, facebook e quant’altro) è che forse chi sostiene che un libro lo gusteremmo meglio se lo leggessimo nel periodo in cui viene scritto non ha poi tutti i torti. Chiaramente in questo caso non sarebbe stato comunque possibile, il romanzo è del 1965 ma l’edizione italiana credo sia di una quarantina di anni dopo. E allora ecco che può tornare utile un aggettivo, datato, che non dobbiamo (non dovremmo almeno) considerare nella sua sola accezione negativa. Roseanna è certamente un libro datato ma non per suo demerito, 50 anni sono moltissimi e in un giallo si sentono dieci volte di più perchè sono cambiati i metodi d’investigazione. La tecnologia, la scienza medico-biologica hanno assunto un ruolo sempre più preponderante tanto che quando ci troviamo di fronte a certi sistemi la prima cosa che ci viene in mente è “ma non potrebbero fare la propria del dna?”. A questo punto la domanda è: tutto ciò può condizionare la lettura? Personalmente dico sì e se non altro perchè la tensione narrativa, il ritmo soprattutto, risultano fortemente penalizzati. Allora, non potendo piegare un romanzo del 1965 a quelli che sono gli standard ai quali necessariamente dobbiamo oggi sottostare, non ci resta che provare a riavvolgere il nastro della nostra memoria e immaginare ( eh lo so è tosta) di essere lì in quel momento (magari non proprio in Scandinavia ma non è che allora in Italia ci fosse la prova del dna oso supporre). E nel 1965 le indagini ahinoi si svolgevano così, gli indiziati venivano interrogati e in questo modo si cercava di arrivare alla confessione, i poliziotti comunicavano fra loro col telefono (magari pubblico) e i commissariati collaboravano inviandosi lettere. Certo è difficile ma se per un attimo riuscissimo a compiere uno dei veri miracoli del nostro tempo che è quello di riappropriarsi della lentezza potremmo renderci conto perfino di quanto Roseanna possa esser a buon diritto considerato un romanzo addirittura seminale, di quelli in grado d’indicare la via. E non a caso Lemaitre, bontà sua, lo ha omaggiato di una citazione in quella magnifica celebrazione del genere che è stata Irene. Da leggere come sorta di piccola sfida personale, per vedere se ancora è possibile staccare la spina e indulgere qualche minuto al nostro passato...a volte, chissà, può esser cosa buona e giusta.
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