Bomba d'acqua
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| Ho partecipato a questa lettura da esterna al Rotatorio, e la sua particolarità mi ha molto colpita. È vero: è un libro confusionario e pressapochista.Non ci si può fidare, come scrive l'autrice, di tutte le informazioni che fornisce sui funghi. Non ci si può immedesimare con lei per cercare di comprendere il dolore che sta attraversando, perchè non riesce a sviscerarlo come ci si aspetterebbe. Quale senso può avere questo libro? Forse nessuno, o forse può averne più di uno. Proverò a spiegare quello che è giunto a me, anche se non sono certa di riuscire in questo mio intento... È risaputo che esistano diversi modi per affrontare una perdita, e nonostante ogni società cerchi di attribuirne delle tempistiche più o meno precise oltre il quale occorra "tornare alla normalità", il lutto è un qualcosa di talmente intimo e personale da non poter essere catalogato veramente in base a caratteristiche, somiglianze e via dicendo. È difficile gestire un qualcosa che non può essere toccato, misurato, riconosciuto. Quando si vaga così alla cieca, non avendo idea di quanto tutto ciò possa durare, ci si aggrappa a qualsiasi cosa possa fornirci la possibilità di vedere oltre quel buio. L'autrice inizialmente si aggrappa a questa nuova passione perchè vi ritrova un primo modo per riordinare il caos che le sta attorno:osservare i dettagli dei funghi, riconoscerne le caratteristiche per poi classificarli. Ma più scopre questo mondo, più le analogie che intercorrono tra i funghi e il suo dolore (come ad es.il desiderio di scovare dove si nascondano certi funghi, la paura di sbagliarne la classificazione rischiando di fare una brutta fine)sembrano mostrarle la possibilità di un mondo riordinato, nonostante le imprecisioni e gli errori.Nonostante la perdita. La lentezza necessaria per buttare su carta tutto quello che affolla la sua mente, è anche ciò che le permetterà di lavorare su di sé, per ricrearsi e scoprire il mondo con altri occhi. Questo libro è un diario intimo, un'inconsapevole confessione di quello che l'autrice ha vissuto perchè, paradossalmente, le sue parole hanno detto poco o nulla del suo dolore: si è servita di ben altro per attraversarlo e mostrarcelo. Forse, anzi quasi certamente, questa mia interpretazione apparirà ai più totalmente insensata (sempre che io sia riuscita a spiegarmi), ma mi sono ritrovata a vivere così questo libro che, personalmente, mi ha condotta a comprendere meglio l'atteggiamento che io stessa ho avuto nel mio processo di rielaborazione del mio lutto. No, non ricordo un solo fungo di quelli citati o descritti dall'autrice, ma il percorso -insolito e complicato - che mi ha permesso di compiere ha lasciato la porta aperta a molte riflessioni. Sul dolore, sulla vita, su quanto sia complessa la mente umana, su me stessa.
Edited by jess84 - 1/3/2022, 06:25
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