Di sole e di gatti
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| Cari tutti, mi spiace che il libro non abbia incontrato il favore di tutti. Ma c'est la vie! Io l'ho riletto con voi. Come dicevo l'avevo letto un po' di corsa per un progetto e, all'epoca, mi era sembrato di non essere riuscita ad apprezzarlo in pieno, sebbene mi fosse già piaciuto in quella occasione. Vi riporto alcune mie opinioni. Queste sono contenute dentro una recensione leggermente più impersonale e ampia che ne ho fatto su Goodreads. Sono, in generale e ovviamente (altrimenti non l'avrei proposto), abbastanza in disaccordo con le recensioni negative, io ne ho tratto una esperienza molto piacevole e a tratti profonda.
Il libro tratta, certo, la perdita di una persona cara (il marito) dal punto di vista dell’autrice, che la vicenda l’ha, ovviamente, vissuta davvero, senza averne avuto avvisaglie (non che queste aiutino, ma diciamo almeno permettono di prepararsi con anticipo). Una vicenda del genere riflette per forza, nel libro e nel modo di descriverlo, un profondo dolore. Ma più che di dolore, credo che questo libro parli di lentezza. Io credo che sia una vera e propria Ode alla Lentezza. Viviamo in luoghi (ebbene sì anche nelle campagne dove vivo io) in cui frenesia e velocità sono gli elementi caratterizzanti. Vogliamo la connessione più veloce, la macchina più veloce, la consegna più veloce, finanche l’ecologia più rapida, per poter fare economie (?) il prima possibile. Ci dimentichiamo che molte volte la lentezza è invece la condizione per essere presenti nel momento attuale.
Ecco quello che mi è piaciuto di questo libro: leggerlo, leggerlo davvero, con calma, ha per me voluto dire essere presente a me stessa in quel momento. Fermarmi un attimo nel momento presente, con una lettura che certo è lenta, e che approfondisce, senza essere un trattato e senza diventare troppo noiosa (alle volte ci va molto vicina, ma per me riesce sempre a salvarsi al limite). Poi, certamente, la trama può interessare o meno. A me ha interessato il giusto: la micologia è una attività affascinante e mi sono ritrovata più volte a cercare online le foto dei funghi citati, ma non più di questo.
Conoscete la trama, ma ve ne do la mia lettura lo stesso. Il libro prende avvio dalla notizia della morte dell’uomo, avvenuta all’improvviso, nel suo ufficio. L’autrice riceve la notizia in modo un po’ freddo, per telefono, da un medico. Da lì inizia per la donna una vita sostanzialmente diversa, una vita che non ha progettato e che non si è scelta ma a cui deve imparare a fare l’abitudine. Il cambiamento è prevalentemente nella quotidianità, nella sua interiorità e nella creazione di una condizione di profondo disequilibrio tra un binomio che è diventato zoppo. Soprattutto, l’autrice deve imparare a vivere pienamente di nuovo. Il racconto si divide tra ricordi del marito (nella versione cartacea identificati con il testo di colore blu) e il racconto del processo di avvicinamento alla micologia (testo in nero). Le due “anime” del libro si fondono tra loro, mantenendo il lettore, almeno a mio parere, al limite tra voglia di sapere cosa è successo e nozioni micologiche.
Veniamo ai difetti. Non è un libro per tutti e soprattutto credo che non sia un libro per tutti in tutti i momenti. Non che sia complesso o che sia destinato ad un tipo di lettore. Ma per essere apprezzato, bisogna, a mio parere, essere in una condizione di apertura alla lentezza: ad un lettura non affannata, che si prende il tempo di respirare. Leggerlo velocemente, a mio parere, è una perdita di tempo e può risultare anche noioso.
A me è piaciuta molto l’edizione cartacea, credo che Iperborea abbia fatto un bel lavoro. Belli anche i disegni contenuti nel libro (forse troppo pochi, peccato).
Questa è stata la mia personale esperienza di lettura di questo libro che considero molto buono, per me. Sono abituata ai voti su 5 stelle, per me sarebbe un 4/5. In decimi, direi un 8/10
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