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Long, Litt Woon - La via del bosco, Per GdL Rotatorio

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view post Posted on 1/2/2022, 23:01
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Spalatore di nuvole

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Trama (da IBS.IT)

La vita cambia in fretta, e questa è la storia di un viaggio iniziato bruscamente quando l’esistenza di Long Litt Woon, una cinquantenne norvegese di origini malesi, viene stravolta dalla scomparsa del marito Eiolf. Nel mezzo di un lutto paralizzante, in cui si rende conto che la morte è un evento al di là di ogni controllo, inciampa nel meraviglioso reame della micologia e dei funghi. E da quel momento si apre per lei un mondo completamente nuovo e una scoperta della natura che allo stesso tempo diventa un percorso verso la vita. L’autrice non aveva mai compreso appieno il piacere degli scandinavi di camminare nelle foreste, ma ora è completamente rapita dalla magia del sottobosco e dalla gioia della ricerca. La via del bosco racconta la storia di due viaggi paralleli: uno interiore, attraverso il paesaggio del lutto, dove la tristezza e la necessità di silenzio si confondono, e uno esterno nell’affascinante regno dei funghi – flessibile, adattabile, vertiginosamente vario e fondamentale per i cicli di morte e rinascita della natura. Il processo di ricerca e di studio portano l’autrice a fare amicizia con i raccoglitori di funghi, una tribù accogliente, talvolta ossessiva, persino eccentrica con le sue regole non dette e i suoi affascinanti riti di passaggio, e a viaggiare da idilliache foreste norvegesi ad anonime aiuole urbane, dalle spiagge sabbiose della Corsica fino a Central Park per scoprire meraviglie naturali spesso nascoste allo sguardo comune: funghi gelatinosi che sembrano usciti dai calderoni delle streghe; sanguinelli color rosa salmone che emettono liquido rosso quando si tagliano; deliziose spugnole apprezzate per il loro sapore terroso e delicato; funghi bioluminescenti che illuminano la foresta di notte. Lungo la strada Long Litt Woon scoprirà che il gesto di dare la sua piena attenzione al mondo naturale può trasformarla, dandole un modo per sopravvivere alla morte di Eiolf e sentirsi di nuovo viva.
 
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view post Posted on 4/2/2022, 09:49
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Tifone apocalittico

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Il libro è scritto da un'antropologa malese che si trasferisce per amore in Norvegia e lì subisce la perdita del marito, improvvisa, senza possibilità di salutarlo. Cade in uno stato di profonda prostrazione e non vede via d'uscita, fino alla scoperta di un'associazione micologica grazie alla quale riesce a uscirne. Scrive questo testo, a metà tra una guida e un romanzo per sviscerare il suo dolore ricordando il coniuge, e devo dire in cui la parte più debole la fa proprio quella sul ricordo del coniuge. Ho trovato interessante la descrizione dei funghi, il modo in cui vengono riconosciuti, la sensazione di libertà e di serenità nella loro ricerca e anche la scoperta di una sorta di "enclave" di fungaioli con i loro luoghi segreti da non rivelare. Avrei scisso le due cose in due libri oppure rafforzato la parte dedicata al marito. Direi che i libri "minestrone" non mi attirano più di tanto e mi ha lasciato un senso di incompletezza.
 
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view post Posted on 4/2/2022, 10:40
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Bomba d'acqua

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Anche il mio giudizio sul libro e' nettamente negativo.
Un bravo scrittore anche partendo da una trama ridotta all'osso e' capace di creare delle situazioni o dei personaggi interessanti:niente di cio' si puo' ritrovare qui'.
La descrizione dell'esperienza nel fantastico mondo dei funghi e' molto didattica, senza alcun guizzo e risulta piuttosto noiosa; pesante e poco coinvolgente la parte legata ai ricordi del marito.
Se scrivere questo libro e' servito all'autrice per elaborare il lutto buon per lei, tutto il resto e' noia.
 
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view post Posted on 6/2/2022, 16:50
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Grandinata estiva

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La storia ormai è arcinota ma riassumo con parole mie per quelli che si sono persi qualche passaggio:
c'è quest'antropologa malese trapiantata in Norvegia dove ha sposato un uomo del posto, purtroppo il marito della donna scompare improvvisamente (tranquilli non è un thriller, muore di morte naturale) e per lei è una vera tragedia.
Intendiamoci ogni morte lo è ma oggettivamente salutare una persona mentre va a lavorare e non vederla mai più è qualcosa che può far impazzire.
Il libro, in teoria e poi vedremo perché, dovrebbe muoversi su due registri collegati fra loro ovvero l'elaborazione del lutto e il tentativo di superarlo attraverso la passione per la micologia.

Ma facciamo un passo indietro, anzi usciamo proprio dal seminato, perché leggi Malesia e subito ti viene in mente Sandokan, ebbene per tutta la durata della lettura, a volte la narrativa ti porta a percorrere sentieri inimmaginabili, non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che sarebbe accaduto se la Tigre della Malesia anziché intraprendere la carriera di pirata avesse deciso, cosi semplicemente, di andarsene per funghi...non so a voi ma a me la cosa avrebbe cambiato la vita, vabbè comunque accantoniamo quest'inciso fondamentalmente inutile e occupiamoci del libro.

Innanzitutto torniamo sui due piani di lettura che secondo me non ci sono, l'autrice, certamente in buona fede, voleva dimostrare come grazie alla micologia fosse riuscita a superare il lutto ma fin da subito ci troviamo di fronte a descrizioni estremamente particolareggiate sui funghi, descrizioni per lo più dirette ad esperti del settore, appassionati, o, nella migliore delle ipotesi, gente già avvezza ad andare per funghi e per prati.
I due registri di lettura, se pure ci fossero, risultano spesso scollegati fra loro, ogni tanto Litt Woon Long butta li un paio di paginette dove parla genericamente del marito e del loro rapporto.
I tre quarti del libro sono occupati da approfondimenti su numerose specie di funghi, metodologie su come riconoscerle e dove trovarle, tecniche per stabilire quali specie siano velenose e quali no, addirittura ricette per cucinare i funghi raccolti nel modo più appropriato.
La riflessione che ho fatto è stata molto semplice:
capire la differenza tra i vari tipi di funghi è estremamente complicato, individuare le specie più velenose è pressoché impossibile per i comuni mortali ( chi ce la fa non dico prenda la qualifica di Gran Mogol dei funghi ma quasi), cucinarli nel modo corretto è roba che se ci riesci prendi le tre stelle Michelin ad honorem, a questo punto vorrei comprendere perché uno dovrebbe dedicarsi alla micologia anche solo per sedimentare le emozioni quando appare evidente che farlo porterebbe soltanto ad un enorme accumulo di stress.

Scrivere un libro sull'elaborazione del lutto appare sinceramente impresa ardua, la scrittrice malese, secondo me sia chiaro, dopo poche pagine se ne rende conto e parte per la tangente, per lei tutto ruota attorno ai funghi, si fa talmente prendere la mano che ad un certo punto addirittura sembra sclerare e si lancia in un'intemerata contro le leggi norvegesi ree di essere particolarmente restrittive nei confronti dei funghi allucinogeni.
Per approfondire l'argomento arriva persino ad incontrare un tale che fa uso di funghetti e questo le confessa come tale pratica lo porti a star meglio pur ribadendo l'importanza di mantenere un dosaggio al di sotto dei dieci funghi, sopra i dieci si comincia a vibrare (che manco voglio sapere cosa s'intenda per vibrare).
Ma Litt Woon Long non si accontenta e va oltre (ormai è in ballo), trova su internet una tabella che suddivide l'effetto dei funghetti in vari trip e ne deduce che superata la soglia dei dieci si possa giungere al livello tre.
Il livello tre prevede nell'ordine lievi allucinazioni, confusione dei sensi nonché distorsione della nozione del tempo con possibile sensazione di essere bloccati in un istante preciso...insomma faccio bene io che compro i funghetti tagliati al supermercato, li cucino con un po' d'olio, uno spicchietto d'aglio, e l'unica vibrazione è quella della padella sul fuoco.

Giudizio personale: La via del bosco si può leggere ma alla fine, mi duole dirlo, non m'è rimasto niente

Edited by massy64 - 7/2/2022, 18:31
 
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Mara_z
view post Posted on 9/2/2022, 11:13




archiviato
(pensavo fosse stato già fatto)
 
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view post Posted on 13/2/2022, 09:58
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"Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi"

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La mia sarà una voce fuori dal coro: non è sicuramente un capolavoro, ma a me questo libro ha dato molto da riflettere e quindi l'ho trovato interessante.
Questo libro mi ha raccontato quanto il nostro background culturale e le nostre premesse epistemologiche orientino il nostro modo di conoscere e percepire. Al cospetto dell’ elaborazione di una perdita, nello smarrimento di un evento che fino a poco prima era impensabile, l’autrice si trova a non trovare più punti di riferimento, a doversi riorientare in un mondo che è identico a quello in cui ha sempre vissuto ma che ora ha colori e significato del tutto nuovi. La nuova bussola è per l’autrice l’avvicinarsi ad un mondo, quello micologico, che per lei era sconosciuto. E la scoperta di questo nuovo mondo porta con sé nuovi modi di vivere le sensazioni e le percezioni, porta con sé uno sguardo focalizzato su alcuni dettagli dell’ambiente che aveva sempre ignorato, dettagli che implicano nuovi modi di vedere, sentire, toccare. L’avvicinarsi al mondo dei funghi è stato il modo che l’autrice ha trovato per elaborare il lutto che stava affrontando: è stato bello e interessante (a me non piacciono i funghi ed ero completamente ignorante sull’argomento) fare questo pezzo di strada con lei, anche perché ognuno ha il suo modo e la sua strada per elaborare la perdita e temo che il mio sia piuttosto lontano dalla micologia. Non avrei mai immaginato quanto fosse complessa e strutturata l’appartenenza all’ambiente dei fungaioli che, come ogni sistema, è regolato da “leggi”, regole (tacite e non) e convenzioni sue proprie. Non avevo mai pensato che i funghi potessero sapere di altro, avere un odore da accostare ad altri alimenti, avere una varietà così ampia.
Insomma, io ho apprezzato questa lettura che ha affrontato con delicatezza un tema complesso e mi ha fatto passeggiare tra boschi a conoscere funghi.
 
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view post Posted on 15/2/2022, 02:27
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Spalatore di nuvole

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Recensione:
Per quanto gran parte del libro sia dedicato alla descrizione particolareggiata di innumerevoli specie fungine, e del portato di tutto il macroverso che attorno vi gravita consequenzialmente, a me ha intimamente interessato il percorso di elaborazione del lutto della protagonista.
L'immanenza della figura di riferimento basilare, la cui mancanza repentina ne moltiplica la presenza nel "dopo", la traccia emozionale riverberata a ogni occasione dalle attività che, nella affranta ricerca di un senso a un evento insensato, la scrittrice si adopera coraggiosamente a cercare, le infondono le tinte dell'eroismo, di colei che si fa carico, che comprime il suo dolore ed elaborandolo riesce a conviverci.
Non di solo micologia si pasce la sua volontà di esperire, perché attraverso la conoscenza delle tante specie, ella si lascia attraversare da tutta la gamma dei colori (alcune descrizioni bellissime), dei suoni, dei profumi (che siano o meno gradevoli, sovente suggestivi), dei sapori (sempre ampio e particolareggiato il bouquet descrittivo) e di mille altre sensazioni che trasmettono, a me lettore, le emozioni di un soggiorno nella natura, che si tratti d'un fertile terreno soleggiato, un fitto bosco a pié di monte o un prosaico parco urbano.
Come già detto nei commenti, il libro mi ha intrattenuto; mi ha parlato di una realtà, quella degli appassionati cercatori, di cui poco sapevo e più che altro per sentito dire; infine mi ha raccontato di un amore che va oltre la morte, che per infinite strade ritorna, si sublima e intenerisce.
La vita, del resto, la vedo come un continuo perdere ciò a cui piú ci sentiamo legati, e ritrovarlo, seppure in altra forma e a maggior valenza consolatoria.
Voto 7/10
 
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view post Posted on 18/2/2022, 14:39
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Di sole e di gatti

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Cari tutti, mi spiace che il libro non abbia incontrato il favore di tutti. Ma c'est la vie! Io l'ho riletto con voi. Come dicevo l'avevo letto un po' di corsa per un progetto e, all'epoca, mi era sembrato di non essere riuscita ad apprezzarlo in pieno, sebbene mi fosse già piaciuto in quella occasione. Vi riporto alcune mie opinioni. Queste sono contenute dentro una recensione leggermente più impersonale e ampia che ne ho fatto su Goodreads. Sono, in generale e ovviamente (altrimenti non l'avrei proposto), abbastanza in disaccordo con le recensioni negative, io ne ho tratto una esperienza molto piacevole e a tratti profonda.

Il libro tratta, certo, la perdita di una persona cara (il marito) dal punto di vista dell’autrice, che la vicenda l’ha, ovviamente, vissuta davvero, senza averne avuto avvisaglie (non che queste aiutino, ma diciamo almeno permettono di prepararsi con anticipo). Una vicenda del genere riflette per forza, nel libro e nel modo di descriverlo, un profondo dolore. Ma più che di dolore, credo che questo libro parli di lentezza. Io credo che sia una vera e propria Ode alla Lentezza. Viviamo in luoghi (ebbene sì anche nelle campagne dove vivo io) in cui frenesia e velocità sono gli elementi caratterizzanti. Vogliamo la connessione più veloce, la macchina più veloce, la consegna più veloce, finanche l’ecologia più rapida, per poter fare economie (?) il prima possibile. Ci dimentichiamo che molte volte la lentezza è invece la condizione per essere presenti nel momento attuale.

Ecco quello che mi è piaciuto di questo libro: leggerlo, leggerlo davvero, con calma, ha per me voluto dire essere presente a me stessa in quel momento. Fermarmi un attimo nel momento presente, con una lettura che certo è lenta, e che approfondisce, senza essere un trattato e senza diventare troppo noiosa (alle volte ci va molto vicina, ma per me riesce sempre a salvarsi al limite). Poi, certamente, la trama può interessare o meno. A me ha interessato il giusto: la micologia è una attività affascinante e mi sono ritrovata più volte a cercare online le foto dei funghi citati, ma non più di questo.

Conoscete la trama, ma ve ne do la mia lettura lo stesso. Il libro prende avvio dalla notizia della morte dell’uomo, avvenuta all’improvviso, nel suo ufficio. L’autrice riceve la notizia in modo un po’ freddo, per telefono, da un medico. Da lì inizia per la donna una vita sostanzialmente diversa, una vita che non ha progettato e che non si è scelta ma a cui deve imparare a fare l’abitudine. Il cambiamento è prevalentemente nella quotidianità, nella sua interiorità e nella creazione di una condizione di profondo disequilibrio tra un binomio che è diventato zoppo. Soprattutto, l’autrice deve imparare a vivere pienamente di nuovo. Il racconto si divide tra ricordi del marito (nella versione cartacea identificati con il testo di colore blu) e il racconto del processo di avvicinamento alla micologia (testo in nero). Le due “anime” del libro si fondono tra loro, mantenendo il lettore, almeno a mio parere, al limite tra voglia di sapere cosa è successo e nozioni micologiche.

Veniamo ai difetti. Non è un libro per tutti e soprattutto credo che non sia un libro per tutti in tutti i momenti. Non che sia complesso o che sia destinato ad un tipo di lettore. Ma per essere apprezzato, bisogna, a mio parere, essere in una condizione di apertura alla lentezza: ad un lettura non affannata, che si prende il tempo di respirare. Leggerlo velocemente, a mio parere, è una perdita di tempo e può risultare anche noioso.

A me è piaciuta molto l’edizione cartacea, credo che Iperborea abbia fatto un bel lavoro. Belli anche i disegni contenuti nel libro (forse troppo pochi, peccato).

Questa è stata la mia personale esperienza di lettura di questo libro che considero molto buono, per me. Sono abituata ai voti su 5 stelle, per me sarebbe un 4/5. In decimi, direi un 8/10
 
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Spring80
view post Posted on 18/2/2022, 16:01




La via del bosco è un libro un po’ strano a mio parere. L’intento per cui sarebbe stato scritto è l’elaborazione del lutto da parte della scrittrice, in realtà io l’ho trovato un calderone sui funghi, che parte dalla loro classificazione di Linneo fino ad un ricettario per menù completi a base di fungo (tanto per rimanere in tema) e infine una ricerca sugli allucinati Norvegesi con tanto di incontri al bar. Forse non mi ha aiutata lo stile un po’ frammentario che sembra assemblare due libri scritti distintamente e mescolati come nel sacchetto dei numeri della tombola. Da un periodo in cui ironicamente vengono descritte le gelosie dei cercatori di funghi riguardo le loro zone si passa al successivo su depressioni, vestizioni del morto e incontri al club dei vedovi; francamente questi salti spazio temporali mi hanno disorientata, anche perché tra i due argomenti ho trovato maggiore partecipazione nella scoperta dell’odore del fungo che nel ricordo del compagno, sembra che la Signora vedova ogni tanto si svegli rammentando che oltre il nuovo gruppo amici all’aria aperta il libro era nato per descrivere il suo lutto, e ci infili qualche ricordino quasi scomodo.
Detto ciò che può essere una mia cinica impressione su una componente ipocrita della Signora Vedova vorrei aggiungere che la suddetta scrittrice è un po’ strana e la cosa non crea un’ empatia che magari avrebbe concesso al lettore di entrare meglio nella vicenda umana. Innanzitutto una donna seppur non Norvegese che vive da una marea di anni a Oslo e non conosce i boschi, non conosce la città e fondamentalmente non si cosa abbia fatto fino a quel momento è piuttosto sospetta; ma meglio che mai è la percezione che ha del mondo: esistono i funghi allucinogeni! Che divertente! Incontriamo chi ne fa uso. Ma perché???? E poi il top di gamma sulla Corsica in cui lei cerca funghi in spiaggia e ci sono persone a fare jogging….allucinante per autoctoni che lei considera poveri contadini, forse si è sbagliata con lo Yemen o forse il bravo giovane al bar che con logorroica precisione le ha narrato della tisana allucinogena salutista addolcita dal miele (perché lo zucchero fa male, si sa) le ha lasciato qualche infuso.
Insomma per me questo libro è stato un frastagliato agglomerato di aneddoti e approssimative nozioni di cui credo non mi rimarrà assolutamente niente; del marito poi è rimasto poco anche a lei, figuriamoci a noi…..magari ci ha risparmiato la storia d’amore della rinascita col perito micologico
 
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view post Posted on 18/2/2022, 21:19
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Grandinata estiva

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CITAZIONE (Gaelle @ 18/2/2022, 14:39) 
Cari tutti, mi spiace che il libro non abbia incontrato il favore di tutti. Ma c'est la vie! Io l'ho riletto con voi. Come dicevo l'avevo letto un po' di corsa per un progetto e, all'epoca, mi era sembrato di non essere riuscita ad apprezzarlo in pieno, sebbene mi fosse già piaciuto in quella occasione. Vi riporto alcune mie opinioni. Queste sono contenute dentro una recensione leggermente più impersonale e ampia che ne ho fatto su Goodreads. Sono, in generale e ovviamente (altrimenti non l'avrei proposto), abbastanza in disaccordo con le recensioni negative, io ne ho tratto una esperienza molto piacevole e a tratti profonda.

Il libro tratta, certo, la perdita di una persona cara (il marito) dal punto di vista dell’autrice, che la vicenda l’ha, ovviamente, vissuta davvero, senza averne avuto avvisaglie (non che queste aiutino, ma diciamo almeno permettono di prepararsi con anticipo). Una vicenda del genere riflette per forza, nel libro e nel modo di descriverlo, un profondo dolore. Ma più che di dolore, credo che questo libro parli di lentezza. Io credo che sia una vera e propria Ode alla Lentezza. Viviamo in luoghi (ebbene sì anche nelle campagne dove vivo io) in cui frenesia e velocità sono gli elementi caratterizzanti. Vogliamo la connessione più veloce, la macchina più veloce, la consegna più veloce, finanche l’ecologia più rapida, per poter fare economie (?) il prima possibile. Ci dimentichiamo che molte volte la lentezza è invece la condizione per essere presenti nel momento attuale.

Ecco quello che mi è piaciuto di questo libro: leggerlo, leggerlo davvero, con calma, ha per me voluto dire essere presente a me stessa in quel momento. Fermarmi un attimo nel momento presente, con una lettura che certo è lenta, e che approfondisce, senza essere un trattato e senza diventare troppo noiosa (alle volte ci va molto vicina, ma per me riesce sempre a salvarsi al limite). Poi, certamente, la trama può interessare o meno. A me ha interessato il giusto: la micologia è una attività affascinante e mi sono ritrovata più volte a cercare online le foto dei funghi citati, ma non più di questo.

Conoscete la trama, ma ve ne do la mia lettura lo stesso. Il libro prende avvio dalla notizia della morte dell’uomo, avvenuta all’improvviso, nel suo ufficio. L’autrice riceve la notizia in modo un po’ freddo, per telefono, da un medico. Da lì inizia per la donna una vita sostanzialmente diversa, una vita che non ha progettato e che non si è scelta ma a cui deve imparare a fare l’abitudine. Il cambiamento è prevalentemente nella quotidianità, nella sua interiorità e nella creazione di una condizione di profondo disequilibrio tra un binomio che è diventato zoppo. Soprattutto, l’autrice deve imparare a vivere pienamente di nuovo. Il racconto si divide tra ricordi del marito (nella versione cartacea identificati con il testo di colore blu) e il racconto del processo di avvicinamento alla micologia (testo in nero). Le due “anime” del libro si fondono tra loro, mantenendo il lettore, almeno a mio parere, al limite tra voglia di sapere cosa è successo e nozioni micologiche.

Veniamo ai difetti. Non è un libro per tutti e soprattutto credo che non sia un libro per tutti in tutti i momenti. Non che sia complesso o che sia destinato ad un tipo di lettore. Ma per essere apprezzato, bisogna, a mio parere, essere in una condizione di apertura alla lentezza: ad un lettura non affannata, che si prende il tempo di respirare. Leggerlo velocemente, a mio parere, è una perdita di tempo e può risultare anche noioso.

A me è piaciuta molto l’edizione cartacea, credo che Iperborea abbia fatto un bel lavoro. Belli anche i disegni contenuti nel libro (forse troppo pochi, peccato).

Questa è stata la mia personale esperienza di lettura di questo libro che considero molto buono, per me. Sono abituata ai voti su 5 stelle, per me sarebbe un 4/5. In decimi, direi un 8/10

Ho letto attentamente la tua recensione, come quelle degli altri partecipanti, leggere e scrivere commenti sui libri resta a distanza di anni un piacere che mi appaga almeno quanto la lettura, e devo dire di essere rimasto molto colpito dalla tua definizione del libro come un'ode alla lentezza.
È un aspetto che proprio non avevo colto sebbene io da sempre, e negli ultimi anni per evidenti motivi di età, adoro tutto ciò che ruota attorno alla lentezza, almeno quanto rifuggo la frenesia che sovrasta il nostro quotidiano.

Resto convinto che La via del bosco sia stata un'occasione persa, mi rendo conto che un lutto si possa elaborare in tantissimi modi, personalmente in quelli più importanti della mia vita ho scelto la via del silenzio ma credo di riuscire a comprendere chi invece decide di parlarne in un libro, proprio per questo però ritengo che se decidi di metterti in gioco poi devi avere un po' il coraggio di andare fino in fondo.

Mi è rimasto impresso un passaggio, brevissimo, dove l'autrice dichiara come il corso fosse un'idea di cui lei aveva discusso col marito senza concretizzarla, ecco quello è un esempio del perché a mio avviso si sia trattato di un'occasione perduta.
Sarebbe stato interessante approfondire i motivi di quest'idea, magari sapere se dietro ci fosse la volontà di ritagliarsi un percorso di vita insieme pure all'interno della giornata lavorativa, non so magari poteva essere l'occasione per tratteggiare la figura del marito che resta defilata sebbene è di lui che si parla, come possiamo capire fino in fondo l'elaborazione di un lutto se del defunto non conosciamo che pochi dettagli?

Poi magari sbaglio io, ci mancherebbe, però c'erano a parer mio gli elementi per poter creare qualcosa di originale e invece si è approdati ad un'opera che è per lo più mera classificazione scientifica, peccato.
 
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Fanfi
view post Posted on 19/2/2022, 17:00




Personalmente della lentezza non ho trovato traccia in questo libro, l’autrice non fa che volare dagli Stati Uniti alla Corsica etc per cercar funghi, mi sembra abbastanza indaffarata a cercar o cuocer funghi …. forse il mio concetto di lentezza è un altro, ma va be’ è risaputo io sono sempre strana quindi non faccio testo.
Non mi pare che la parte dedicata al lutto sia quella con più ampio spazio nel libro e che tento meno sia il cardine di esso, ribadisco il mio voto negativo per quest’opera che ha poco di tutto: dal letterario al micologicolscientifico.
 
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view post Posted on 23/2/2022, 12:15
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Di sole e di gatti

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Capisco i vostri punti di vista e condivido l'opinione che il libro avrebbe potuto essere molto diverso, forse più bello (?), non saprei dirlo ma senz'altro diverso. Io personalmente avrei gradito anche una versione più "ruffiana" (passatemi il termine): avrebbe potuto sviscerare e raccontare la storia con il marito, avrebbe potuto scendere più in profondità nel suo modo di affrontare il lutto, avrebbe anche potuto raccontare meglio e più a fondo la raccolta dei funghi. Stranamente, per esempio, non ci sono più di tanto racconti del bosco, se non in pochissimi passaggi. Avrebbe senz'altro potuto farlo, poi però mi torna in mente che la sua formazione è quella di una antropologa e qui capisco perché lei ha affrontato il libro così come ha fatto. Quando si fa questa professione o si ha questo imprinting si fa parlare gli altri, si ascolta più che parlare. E qui si spiega, e a me ha affascinato, il modo in cui fa entrare il mondo micologico. È attraverso l'approfondimento dei funghi che lei approfondisce il suo lutto. Non ce lo dice direttamente e non sempre si riesce a seguirlo passo passo, ma credo che questa sia stata la sua scelta. Conscia o inconscia non saprei dirlo. Lei fa parlare la scienza micologica al suo posto e attraverso il lavoro di approfondimento, restituzione e collegamento con la sua vita elabora il lutto. È il processo che importa, non il contenuto.
Credo che avrei fatto così anche io. Mi trovo molto vicina al suo modo di fare, forse perché sono una accademica anche io e, si sa, che siamo un po' strane.
Inoltre credo che c'entri molto anche la sua origine asiatica. È difficile trovare un autore asiatico che racconti gli avvenimenti in modo diretto, o almeno io non ne ho finora trovati.

Per me la lentezza sta tutta qui. Aver voluto raccontare un processo complesso e profondo attraverso un contenuto (qualsiasi) e stare (questo credo volutamente) sempre sul filo del "ti racconto qualcosa di me" - "ti racconto tutto quello che so e ho appreso sui funghi", sul filo dello svelare qualcosa verso cui ci sentiamo (o almeno io mi sono sentita) incuriosita (la sua storia) e dell'annoiarti con nozioni, quasi facendoti sprofondare nel torpore.

Questa è un po' la mia opinione, forse ci sto vedendo troppe cose, ma il libro mi ha fatto risuonare queste corde.
 
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Fanfi
view post Posted on 23/2/2022, 13:16




Gaelle sono concorde con te che la sua formazione sia scientifica e non letteraria e ti quoto mille per cento su questo, ma perdonami allora perché scrive un libro di questo tipo? La letteratura e la letteratura scientifica sono due cose diverse… vuoi scriver di funghi fallo seriamente!
Il fatto che sia asiatica secondo me poco c’entra .. anzi per me che sono un’amante della letteratura asiatica (in particolar modo giapponese) non trovo assolutamente niente di asiatico nel suo pensiero… tranne di esser riuscita a mercificare il suo lutto con un testo che francamente vale poco piû di zero. Ecco lì é riuscita bene e con lei le case editrici: un bel blabla in quarta copertina, una storia che sembra intimistica e possente ….il lettore acquista il libro pensano di leggere e di trovarci dentro chissà quale elaborazione di un lutto e poi sgomento e rattristato scopre di avere in mano un prodotto commerciale pure di serie C.
Il lettore si sforza di trovare un perché al testo, ci prova continua la lettura aspettando qualcosa che non arriverà mai, invece arrivano le ricette con i funghi, le stupidaggini sul latino, ( tutti sanno che i termini botanici etc etc sono in latino, ma l’autrice ce lo spiega come se dovesse spiegare chissà quale arcano) gli strafalcioni sulla Corsica, e a questo punto il lettore si chiede: « forse non ho capito il testo forse in quella frase si intravedeva il lutto, forse etc etc etc »
No il lettore può cercar per ore quello che era annunciato in quarta copertina e non lo troverà.
 
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MariaPaolaMuu
view post Posted on 23/2/2022, 14:08




é più gradevole leggere questi vostri interventi del libro in oggetto, che a distanza di qualche giorno ha lasciato in me solo il ricordo della noia e del nulla...ma io sono un ingegnere e certe sfumature le perdo nel prosaicismo della mia vita e della mia formazione -_-
Due piani narrativi: il lutto e i funghi.
Il primo portato avanti nel peggiore dei modi possibili - a mio avviso! Nessuno che ha subito una perdita più o meno grave può minimamente ritrovarsi nelle sue parole e nelle sue sensazioni (ma manco un coreano...)
Il secondo che vorrebbe essere didascalico, ma diventa un mero esercizio di stile su come si possano riempire pagine e pagine di parole vuote e inconcludenti.
Non c'è niente che salvo in questo libro, neanche l'esperienza della lettura in sè..le mie mail hanno un afflato poetico che la tipa qui può solo sognarsi!
 
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Devadasiss
view post Posted on 23/2/2022, 15:21




Ho letto tutte le vostre recensioni, io ho cercato di trovare qualcosa di positivo, almeno all'inizio, magari curiosando su internet e vedendo in foto i funghi che lei nominava. Ma poi, a lungo andare, la noia ha preso di mira anche me e mi sono trascinata fino alla fine, senza provare quella sensazione che mi piace avere quando leggo un libro che mi intriga.. Ovvero la voglia di andare avanti e scoprire quello che viene dopo. Mi spiace dirlo, ma ha annoiato molto anche me, diciamo che non fa parte della rosa dei miei generi favoriti e, se vogliamo parlare della lentezza, ancor meno, soprattutto in un periodo così stancante della mia vita. Non l'ho apprezzato in pieno perché non mi sono fermata a riflettere su ciò che leggevo? Non saprei, ma il mio voto resta comunque basso, mi baso sul fatto che non lo consiglierei a nessuno.

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21 replies since 1/2/2022, 23:01   584 views
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