Spalatore di nuvole
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| Ovviamente, in 155 libri, e nonostante 10 nel cassonetto, figuriamoci se non trovavo delle brutture, che non sarebbe nulla di male, capita, ma quando al brutto libro si aggiunge il grande autore, e sorge il sospetto, ma che dico il sospetto, la certezza del motivo commerciale, ecco che fumigo e ribollo. Intollerabile poi quando viene spacciato un prodotto per un altro, quello per me è truffa bella e buona!
1 - Vargas, Fred - I quattro fiumi Graphic novel deteriore, disegni davvero censurabili, la Vargas ha evidentemente il gusto dell'orrido per far disegnare Adamsberg così. i disegni sono pasticciati e sconnessi, i personaggi spesso caricaturali (Danglard sembra un barbone da discarica), nella storia non si avverte affatto il pathos dei libri, mentre la figura del commissario, così ricca di fascino e sfaccettata nei romanzi, qui è noir in modo sordido e piatta come un'asse da stiro... Anche la storia non è nulla di che. Pessimo e peggiore del 2010 (con chi si ama, si è più severi, di solito)!
2 - Cleeves, Ann - La maledizione del corvo nero La disonestà intellettuale di questo libro si evidenzia nel nascondere al lettore particolari determinanti per farsi un'idea precisa del modus operandi dello scrittore, che è una cosa diversa dal non far scoprir l'assassino con artifici letterari. Libro tristanzuolo e di poca sostanza.
3 - Nothomb, Amélie - Ritorno a Pompei Forse la Nothomb ritiene di poter gestire appropriatamente anche la vacuità e il non-sense riuscendo ad interessare l'acquirente dei suoi romanzi, ma fa un buco nell'acqua, perdendosi in panegirici ed arzigogoli e producendo alfine proprio ciò di cui sta trattando, il nulla! Ahi ahi ahi, Amélie, che mi combina...
4 - Glavinic, Thomas - Le invenzioni della notte Qui l'unica invenzione miracolosa è stata quella dell'autore, che è riuscito a trovare un editore con cui impestare il mondo di questa pochezza intellettuale.Se questa deve essere chiamata letteratura, se autori come Glavinic riescono a farsi pubblicare nonostante 376 pagine di cronistoria noiosa e inconcludente, tra l’altro con un assunto di partenza più volte esperito dal cinema di sci-fi anni ’50 come “L’uomo che restò solo sulla Terra”, vuol dire abusare della pazienza e del tempo dei lettori. E poi, perché chiamarlo thriller? Banda di furfanti!!!
5 - Patterson, James; Marklund, Liza - Cartoline di morte Questo è il caso di cui parlavo nel preambolo: due grandi autori da milioni di copie si uniscono, e... non cavano un ragno dal buco! L'impressione che resta, alla chiusura del libro, è che i due autori, incontratisi per altre, loro ragioni, abbiano deciso di scrivere, en passant, questa stori(ell)a, tra una partita a golf e, che so, un pranzo in un ristorante di lusso. Non si spiegherebbe altrimenti un plot narrativo così' privo d'inventiva e di mordente, con due idee in croce tirate come chewing gum, e una generale povertà di ambientazione, di colpi di scena credibili, d'insipienza della sceneggiatura e del canovaccio narrativo. Perfino il sangue pareva stinto! Pollice che più verso non si può... Via, ai leoni!
6 - Reichs, Kathy - Le ossa del ragno Ecco un'altra ineffabile autrice che vende come piovesse, e che a quanto pare si è imbolsita, come appare del resto la sua alter-ego, che over 40 fa ancora la teen. La Brennan precipita dove già Key Scarpetta ha tracciato la parabola di caduta?
7 - Kellerman, Jonathan - Ossessione Niente pathos, niente adrenalina, niente velocità... niente! Un thriller da gerontocomio.
8 - Guthrie, Allan - La spaccatura Canovaccio confuso, talvolta incoerente, occasionalmente anche incomprensibile, particolarmente nei dialoghi "botta e risposta", in cui si perde il senso del discorso, oppure gli interpreti, come se si trattasse di dialoghi con l'ausilio delle immagini... Scriverà ancora Guthrie, o girerà hamburger sulla piastra, sua vera vocazione, modello Spongebob?
9 - O'Connell, Carol - La donna che leggeva la morte Ci troviamo a livello di un episodio de "La signora in giallo", nemmeno dei migliori... e senza la Fletcher! Tié!
10 - Nothomb, Amélie - Il viaggio d'inverno Il romanzo fa acqua da tutte le parti, non sa bene dove va né perché, come se affidarsi alla semplice eloquenza e alla narrazione scorrevole bastasse a fare del vuoto uno spazio occupato con profitto. Secondo libro della Nothomb entrato nella tremenda decina, e siccome uno dei suoi è nei migliori 10, si può capire quanto sia controvrso il mio rapporto con l'autrice, ritenendola capace di vette empiree come di cagate pazzesche (cit. Fantozzi)... qui siamo nella parte "odorosa"...
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