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Lindqvist, John Ajvide - Lasciami entrare

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Laura Palmer
view post Posted on 28/2/2010, 09:23 by: Laura Palmer




Ho apprezzato moltissimo questo romanzo, e l’avrei anche amato di più se non avessi visto il film (peraltro ignoravo che fosse tratto da un libro, allora), che comunque è fedelissimo al romanzo e molto ben realizzato.

Così ho avuto sempre davanti agli occhi i volti di Oskar ed Eli e il fatto di conoscere la storia non ha inficiato la lettura di questo bel libro.
E’ un libro crudele, in alcuni punti truculento, ambientato in una realtà contemporanea fatta di disagio, di perdita di identità, di difficoltà nei confronti degli altri, di debolezze umane, di miseria morale o di piccole furbizie. L’amore però non manca (anzi!): quello della madre di Oskar, che fa del suo meglio ma che è in ogni caso inadeguata, quello di Lacke per Virginia e di Virginia per Lacke, amore grande ma anch’esso mutilo, un fiore che stenta a sbocciare a causa delle paure e degli egoismi; l’amore malato di Håkan per Eli, e infine l’amore reciproco di Eli ed Oskar.

A me questo libro piace perché è molto più vicino all’idea di vero amore che ho io, che, nel corso degli anni, si è allontanato tantissimo dall’idea romantica di amore puro che sboccia improvviso e che rende il mondo migliore, che crea follia, ma sana. Secondo me spesso (non sempre, ma molto più frequentemente di quanto si creda) nella vita reale l’amore è generato da situazioni poco piacevoli, da disagio, da errore, da perdita, anche da azioni cattive. Non parlo di serial killers, ovviamente, ma di miserie spirituali in cui ognuno di noi potrebbe prima o poi incappare.


Non esistono neppure personaggi buoni e cattivi in senso stretto, semmai esistono personaggi deboli e personaggi forti, ma anche quelli che vessano Oskar sono ragazzini in preda alle loro miserie e difficoltà, insomma in questo libro ci sono azioni cattive ma manca, a mio parere, la cattiveria fine a se stessa, immotivata e perpetrata per il puro gusto di farlo. E questo, a dispetto dell’atmosfera cupa e del generale disegno sconfortante dell’opera, è un segno di speranza.


Come hanno detto altri, qui la vera protagonista è la solitudine, e non direi degli adolescenti, ma dell’essere umano in generale. Solitudine di fronte agli altri, di fronte al mondo, di fronte alla società, di fronte, penso, soprattutto alle proprie debolezze. Oskar ed Eli uniscono la propria solitudine e ne fanno una sola, ma che rimane tale (ovviamente non potranno relazionarsi ad altri).

Ho letto altri commenti secondo i quali alla fine il rapporto Oskar-Eli
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si configura come amicizia e non come amore perché si scopre che Eli era un maschio. Secondo me è una “stupidaggine moralistica”, prima era amore quando Eli sembrava una femmina, ora è amicizia…ma l’amore tra loro non è mai stato amore nel senso stretto e neppure però amicizia in senso stretto. E poi se vogliamo dirla tutta Eli si è trasformato in un’età in cui vige ancora l’indifferenziazione tipicamente infantile.

Rimane un interrogativo amaro sullo sviluppo delle loro vite:
SPOILER (click to view)
Oskar crescerà e diventerà un nuovo Håkan oppure si convincerà a diventare come Eli per non abbandonarlo mai?


E’ stato giustamente definito l’anti-Twilight, non perché scardini intenzionalmente il mondo patinato e da Bold and Beautiful in cui tutti sono belli, socialmente ineccepibili, e senza un (vero) problema al mondo, ma perché rappresenta un ‘umanità decisamente più vera, con personaggi realistici, plausibile persino nella figura del vampiro che ovviamente non esiste, almeno fisicamente: esiste però moralmente, e si nasconde in ogni persona che ama veramente...
 
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44 replies since 7/2/2010, 14:39   776 views
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