Dicembre è stato un mese abbastanza soddisfacente: ho letto La clausola del padre, interessante romanzo sulle dinamiche familiari e sul senso del dovere che ci tiene incatenati anche a genitori che hanno fatto di tutto per arrecarci sofferenze. Ho finito L'immortalità, la cui rilettura non mi ha delusa; anche se a tratti appare un po' datato lo considero ancora un capolavoro di esplorazione dell'animo umano. Tra l'uno e l'altro ho ascoltato Il posto di Annie Ernaux, struggente ricordo della sua famiglia e della sua infanzia, in particolare del padre all'indomani della sua morte. Sonia Bergamasco è perfetta nel dare la voce all'autrice.
Visto che ormai sono crollate le mie resistenze nei confronti delle riletture ho deciso di affrontare, a quarant'anni di distanza, nientepopodimeno che I promessi sposi! Devo dire che, quasi unica al mondo, credo, l'avevo già apprezzato a scuola, pur avendo un professore di Italiano che non ci aveva fatto saltare neanche una pagina: secondo lui di Manzoni non si poteva omettere nulla! Io l'avevo già trovato stupendo e, anziché farmi due palle così, avevo amato certi personaggi, certe pagine, in particolare quelle che mi facevano piangere (la povera Gertrude, condannata alla vita monastica fin da bambina, con le sue bambole vestite da suore; le descrizioni del periodo della peste, strazianti) mentre adesso, per il momento mi sto divertendo! Sono solo all'inizio ma mi sono appena fatta delle belle risate su questo passo, che fa parte del capitolo III, in cui Renzo va da Azzecca-garbugli. Si parla dell'uso dei bravi di portare il ciuffo, e delle gride che puniscono questa consuetudine:
Chi porterà i capelli di tal lunghezza che coprano il fronte fino alli cigli esclusivamente, ovvero porterà la trezza, o avanti o dopo le orecchie, incorra la pena di trecento scudi; et in caso d'inhabilità, di tre anni di galera, per la prima volta, e per la seconda, oltre la suddetta, maggiore ancora, pecuniaria et corporale, all'arbitrio di Sua Eccellenza. Permette però che, per occasione di trovarsi alcuno calvo, o per altra ragionevole causa di segnale o ferita, possano quelli tali, per maggior decoro e sanità loro, portare i capelli tanto lunghi, quanto sia bisogno per coprire simili mancamenti e niente di più; avvertendo bene a non eccedere il dovere e pura necessità, per (non) incorrere nella pena agli altri contraffacienti imposta. E parimente comanda a' barbieri, sotto pena di cento scudi o di tre tratti di corda da esser dati loro in pubblico, et maggiore anco corporale, all'arbitrio come sopra, che non lascino a quelli che toseranno, sorte alcuna di dette trezze, zuffi, rizzi, né capelli più lunghi dell'ordinario, così nella fronte come dalle bande, e dopo le orecchie, ma che siano tutti uguali, come sopra, salvo nel caso dei calvi, o altri difettosi, come si è detto.
Questi calvi o altri difettosi che possono farsi crescere il riportino per maggior decoro o sanità loro, ma solo per coprire simili mancamenti e niente di più li ho trovati spassosi!
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