SINOSSI:
Il continuo e violento contrasto tra padre e figli è la tematica centrale del romanzo, forse il più articolato di Dostoevskij. Fëdor, vecchio malvagio e libertino, con il suo carattere arrogante e tirannico suscita l’odio dei quattro figli Alësa, Dmitrij, Ivan e dell’illegittimo Smerdjakov. Accomunati dal profondo disprezzo per il padre, i fratelli Karamazov si presentano con caratteri profondamente diversi: Alësa, il minore, è novizio in un convento, ma si trova costretto a tornare a casa dopo l’omicidio del padre; Dmitrij, giovane impulsivo e appassionato, si innamora di Gruenka, una seducente ragazza amata anche da Fëdor; Ivan è un arguto e raffinato intellettuale, diviso tra fede e ateismo, mentre Smerdjakov, a causa della sua epilessia, viene ridotto alla condizione di servo della casa. Quando l’anziano padre viene ucciso, il primo ad essere accusato è Dmitrij, colui che ha il motivo più evidente per volersi liberare di Fëdor. Nel raccontare le vicende umane della famiglia Karamazov – il conflitto generazionale, la disgregazione e il crollo dei valori e delle regole della società patriarcale, che sfociano nel parricidio, manifestazione più alta e concreta di questi nuovi sentimenti – Dostoevskij mostra tutta la potenza evocativa della sua scrittura che da sempre conquista i lettori di tutto il mondo.
MIA PSEUDORECENSIONE:
Avviso per chi ha questa edizione. NON leggete la prefazione! A me le prefazioni piacciono, le leggo sempre volentieri per farmi un'idea del testo, per comprendere lo scrittore, per capire quando e perché un libro è stato scritto... Le trovo veramente molto utili, se non ti spiattellano chi è l'assassino di un delitto su cui si basa l'intera storia! Ci sono rimasta malissimo! E non mi si dica che la trama de "I fratelli Karamazov" è talmente nota che avrei dovuto saperlo a prescindere, perché non è così! Fino a prima di prendere in mano il testo ero seriamente convinta che i fratelli in questione fossero due, due cosacchi per l'esattezza, impegnati in una qualche guerra. Niente di più lontano dalla realtà dunque.
Detto ciò, a me il libro è piaciuto molto, anche se questo lo davo quasi per scontato, avendo già apprezzato altri lavori dell'autore.
Anche in questo romanzo la storia principale, la vicenda della famiglia Karamazov, viene usata come strumento per esporre, analizzare, esaltare e demolire idee filosofiche e teologiche. Ogni personaggio, infatti, incarna un modo di essere, di pensare, di interpretare la realtà, tra quelli che si erano andati diffondendo in Russia nel 1800 e che erano motivo di disputa tra gli intellettuali.
Dmitrij è il dissoluto, il vizioso, Ivan l'ateo, il nichilista, Alekseij il credente ortodosso, lo spirituale, Smerdjakov l'operativo, colui che applica la teoria alla pratica.
Tramite questi ed altri personaggi, Dostoevskij espone pro e contro di ogni modo di pensare, dapprima in maniera distaccata, come un osservatore super partes, ma facendo alla fine emergere quello che è il suo pensiero, ossia l'esistenza di un Dio, di una legge morale assoluta e di una vita ultraterrena.
Non starò qui ad esaminare una per una ogni teoria e ogni approccio alla realtà, perché questo non è il luogo ed io non sono la persona adatta, per cui mi limiterò ad esporre quello che è il mio modesto parere sul libro. Sulla scrittura nulla da dire, elegante, fluida, scorrevole, fortemente evocativa e minuziosamente descrittiva. Ogni personaggio è descritto sia fisicamente che caratterialmente in modo così preciso che si ha l'impressione di trovarseli di fronte, così come ogni luogo e ogni paesaggio.
Posso dire con sincerità che se 900 e passa pagine scorrono in modo così sciolto, vuol dire che il libro funziona e che le tante digressioni, non solo non appesantiscono la lettura, ma la arricchiscono, e che tutte le sottotrame appassionano tanto quanto la principale.
Purtroppo alla fine resta l'amaro in bocca per l'incompiutezza delle vicende. Non sappiamo cosa deciderà di fare Dmitrij, non sappiamo se Ivan sopravviverà, non sappiamo cosa ne sarà di Lise, di Kolia, della famiglia Snegirev... Quanto abbiamo perso a causa della morte dell'autore? Che altro sublime capolavoro sarebbe stato quel seguito che non ha fatto in tempo a scrivere?