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Bomba d'acqua
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| Finalmente ho avuto occasione di vederlo (in una buona sala praticamente vuota, visto l'orario!) mi ha emozionato come e più di altri film del Maestro, non so se questo sia il suo migliore ma è senz' altro, anche se è scontato dirlo, il più maturo.
Utile aver visto la recensione di cui al video già linkato, avere una chiave interpretativa non mi ha causato perdita di emozioni mi ha dato anzi la possibilità di apprezzare particolari che mi sarebbero sfuggiti e di comprendere a fondo la strana mescolanza di ricordi infantili e consapevolezza di dover lasciare una eredità che affollano la mente di un anziano.
Molte cose mi hanno colpito, non ultima la mancanza di imbarazzo con cui si rappresenta un passato che noi italiani non riusciamo a raccontare così efficacemente per la mancanza di un sentimento di unità nazionale. La scena in cui l' intero paesino accompagna i militari partenti per il fronte e l' omaggio a loro da parte dei protagonisti è significativo: Miyazaki adulto sa che quegli stessi militari avrebbero potuto essere quelli dello stupro di Nanchino e che comunque andavano a combattere una guerra di aggressione, ma riesce a descrivere la scena con gli occhi di un bambino che vede solo delle persone che vanno a sacrificarsi perché chiamate da un senso del dovere nei confronti del Paese (vedete? io stesso non riesco a scrivere "Patria" per paura di essere frainteso!).
Altra cosa che mi ha colpito è la miscela di cultura orientale ed occidentale, come se l'autore si sentisse a metà tra i due mondi e non c'é dubbio che buona parte della biblioteca del "prozio" fosse costituita da libri della cultura europea (all' epoca l' unica diffusa a livello mondiale) la cui architettura è continuamente citata nello strano edificio che ha fatto costruire, per non parlare della esplicita citazione dantesca. Una piccola perla la "soluzione zen" del paradosso del mentitore ("è una bugia ma è anche la verità") forse per ricordarci che tutte quelle vecchie idee straniere sono comunque rilette con il distacco critico di chi non ci è cresciuto dentro.
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