In una fredda giornata di gennaio, la polizia di Hudiksvall, nella Svezia centrale, scopre un orribile massacro: in un villaggio vicino alla foresta, diciannove persone sono state trucidate. Sembra il gesto di un folle. Quando a Helsingborg il magistrato Birgitta Roslin legge della strage, si rende conto che tra le vittime ci sono persone a lei molto vicine, e decide di occuparsi del caso. Il ritrovamento di un nastro di seta rossa la porta a Pechino, dove la scoperta di un diario la trascinerà indietro nel tempo, svelandole una terribile storia di schiavitù e soprusi. Coinvolta in un diabolico gioco politico, Birgitta dovrà confrontarsi con la brutalità del capitalismo selvaggio e dei nuovi potenti nella Cina di oggi, pronti a rivendicare il loro posto sulla scena internazionale.
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E’ un romanzo storico più che un thriller, perché il delitto iniziale si presta poi ad andare indietro nel tempo per parlare d’altro come solo i bravi scrittori sanno fare e Mankell è uno di questi.
Dalle foreste svedesi la trama si dipana e arriva in Cina passando anche per l’Africa, facendo anche un salto nel passato, nell’Ottocento, interessantissimo almeno per me che poco ne sapevo, quando i cinesi a migliaia venivano “rapiti” o indotti con l’inganno per portarli in America da impiegare con condizioni di lavoro disumane e con trattamento da schiavi, alla costruzione della ferrovia coast to coast, perforando montagne a suon di piccone e nitroglicerina. Il viaggio in nave è una delle parti più sofferte del romanzo, fame, malattie, maltrattamenti e violenze. Una storia che passa dalla povertà agli anni del comunismo di Mao, alla svolta della Pechino contemporanea.
La protagonista della storia attuale è una giudice che per caso si interessa alla vicenda e che ha l’intuizione della traccia cinese ma non viene presa in considerazione dalla polizia, una serie di coincidenze la porteranno in Cina e sono pagine ricche di suspense degne di un romanzo di spionaggio, così come sono molto nostalgiche le pagine in cui lei ricorda gli anni giovanili e la sua adesione incondizionata al maoismo.
La parte storica è sicuramente la più bella ed interessante, Mankell ci offre una visione sociale della storia e pone anche interrogativi sul futuro, mettendo a confronto passato e presente e mostrandoci gli scheletri negli armadi.
Temi di grande attualità quelli affrontati da Mankell da sempre impegnato nella denuncia sociale, come per esempio quella degli aiuti umanitari dietro i quali spesso si nascondono interessi fortissimi e niente affatto altruisti.
Come al solito suggestive le atmosfere create e i dialoghi che sempre più apprezzo nello stile di scrittura di Mankell.