Grandinata estiva
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| Decidere di leggere Jane Eyre significa in un certo senso dover prendere atto dell’esistenza di tutta una letteratura sorta in quasi due secoli attorno ad un’opera che non ha ancora smesso di far discutere. Il mio status di lettore di classici sempliciotto, inesperto, diciamo pure domenicale è stato in breve seppellito sotto una coltre d’informazioni arrivatogli da ogni direzione. Per fare un esempio del romanzo di Charlotte Brontë conoscevo a malapena un paio di trasposizioni cinematografiche, quella di Zeffirelli vista senza particolare trasporto trattandosi peraltro dell’opera di un regista che non apprezzo particolarmente e quella, più recente, di Fukunaga che non ho visto ed, evidentemente, non vedrò perché l’idea di un Michael Fassbender che chiede alla Jane Eyre cinematografica: “Mi trovate bello?” e di lei che risponde: “No” mina irrimediabilmente dalle fondamenta qualsiasi eventuale impianto di credibilità costruito dal regista d’origine nipponica…..e questo nonostante l’attore tedesco non possa dirsi esattamente il mio tipo. In realtà pare che, ad oggi, si contino 18 versioni cinematografiche di Jane Eyre, comprese due messicane (devo dire che l’immagine di Rochester col sombrero un filino m’intriga).
Non parliamo poi di ciò che accadrebbe se, impunemente, decidessimo di riversare la nostra attenzione su quel che concerne la critica a questo romanzo, pare che persino studiosi di orientamento marxista abbiano sentito il bisogno di dire la loro. Insomma Jane Eyre ancora oggi fa pensare, crea contradditori, costringe a prendere posizione, in una parola affascina e non riconoscere in tutto questo le stimmate se non del capolavoro almeno dell’opera importante mi sembra voler mettere la testa sotto la sabbia.
Personalmente devo dire di aver apprezzato la lettura anche se in una scala di valori da uno a dieci non saprei cosa assegnare. Sono stato però colpito, parecchio, dalla definizione dei personaggi e allora, così senza un vero perché, m’è venuta l'idea, non so quanto brillante, di dare i voti (rigorosamente da uno a dieci) ai protagonistii (non proprio a tutti ma a quelli che mi sono rimasti maggiormente impressi) e non solo.
Mr. Broklehurst 1 Tra le figure odiose probabilmente quella più meritevole di portarne il vessillo, le parole con cui zittisce Miss Temple riguardo i pasti del collegio sono da antologia. Avrebbe probabilmente fatto la gioia degli sceneggiatori de La casa nella prateria.
Sarah Reed 2 Cattiva ai limiti del sadismo, quando, ormai prossima alla dipartita, manda a chiamare Jane e sembra voler cercare una riconciliazione continua invece ad insolentirla. Insomma il prototipo, fatto e finito, della madre d’un killer seriale.
St. John Eyre Rivers 3 Insopportabile, altezzoso, supponente, tutto quello che fa lui è giusto perché è Dio che glielo suggerisce, tutto quello che fanno gli altri è inopportuno oppure è peccato. Perfetta, a mio parere, rappresentazione di figure religiose o pseudo tali ancora oggi riscontrabili nel nostro quotidiano…..per uno così ne La casa nella prateria avrebbero creato una sceneggiatura a parte.
Grace Poole 4 Insomma, voglio dire, sei strapagata perché devi tenere nascosta una persona h24 e non trovi niente di meglio da fare che bere ad ogni piè sospinto, tanto valeva metterci Nerone a guardia di Bertha Mason.
Helen Burns 5 Non mi si fraintenda, il personaggio è fra i più commoventi però mi sembra la classica dimostrazione del fatto che se il crimine non paga pure star sempre lì a porgere l’altra guancia a gioco lungo non è che sia molto più redditizio.
Blanche Ingram 6 M’è parso il personaggio più penalizzato e mi spiego: una donna così, bella, ricca, brillante, suona il piano, non è stupida (si vabbè cita a memoria frasi ad effetto lette sui libri ma chi non l’ha mai fatto, orsù), persino oggi sarebbe la protagonista perfetta di ogni romanzo (ancor di più in virtù del suo arrivismo). Proprio l'esser messa così da parte (addirittura oggetto di uno stratagemma amoroso ordito da Rochester) mi sembra valorizzare in misura esponenziale la figura di Jane Eyre, è una sorta di contraltare senza il quale Jane rischierebbe di perdere un po’ del suo fascino moderno.
Bertha Mason 7 Almeno per me il personaggio più complesso, più difficile da analizzare e, penso, anche il più scomodo da caratterizzare per l’autrice. Sicuramente il parallelo con la condizione di reclusa di Jane bambina pare lampante laddove diverso è il punto d’approdo anche in virtù di uno strappo se possibile ancora più violento e brutale. Ogni suo comportamento derivante dalla pazzia sembra paradossalmente poter racchiudere i crismi della giustificabilità.
Edward Fairfax Rochester 8 E’ curioso come spesso i personaggi maschili più riusciti e comunque maggiormente in grado di poter esser apprezzati da uomini e donne fuoriescano da penne femminili. Rochester non è bello ma piace, non è un santo ma gli si perdona tutto, ha un carattere dominante ma all'occorrenza l’arte di piegarsi non gli è sconosciuta, è brillante ma nel momento in cui necessita il byronic hero lui risponde presente all’appello…..8 ma solo perché il nove e il dieci erano già prenotati.
Jane Eyre 9 L’arte del compromesso questa sconosciuta, la capacità di avere dei principi e quella di saperli rispettare, la facoltà di saper individuare la strada più impervia e quella di sceglierla sempre e comunque, il fascino dell’essere personaggio moderno ai limiti dell’insultante, talmente avanti da permettersi di poter camminare, ancora oggi, due spanne avanti a tutti. Nel momento in cui rifiuta Rochester giuro che (ingenuamente) ho pensato “lo fa perché, alla maniera di Julia Roberts in Pretty Woman, vuole la favola” e quando già mi sembrava di sentire in lontananza le note di It must have been love mi ha spiazzato completamente. Se lo va a riprendere solo quando è certa di potersi rapportare con lui da pari a pari, forse non il finale più bello, certamente non quello più romantico ma, assolutamente, il più onesto.
Charlotte Brontë 10 Quando di un romanzo si parla dopo oltre 150 anni dei meriti chi l’ha scritto deve necessariamente averli. Non saprei dire se Jane Eyre sia o meno un capolavoro, se Charlotte Brontë meriti di figurare al cospetto dei grandi romanzieri inglesi, a chi non l’ha ancora letto (ci sarà pure qualcuno!) e dovesse decidere di cimentarsi nell'impresa raccomando i dialoghi, i duetti fra Jane e Rochester incarnano la quintessenza della godibilità della narrazione.
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