Le frasi più belle dei nostri libri...

Finalmente anche lei piangeva apertamente, perché tutto sembrava così effimero e insensato, così futile: che ogni sforzo, ogni impulso verso la conquista della felicità fosse ostacolato dal cieco caso, che persino il suo tentativo di tagliare i ponti con quella famiglia che odiava venisse frustrato da qualcosa dentro di lei. Neppure la morte poteva aiutarla: la morte è solo la condizione in cui vengono gettati coloro che ci si lascia alle spalle.

Parlammo un po', con la cautela un po' interdetta di estranei in grado di spezzarsi vicendevolmente il cuore.

[...] il paziente comincia a sentire che l'interesse del terapeuta deriva non dal suo bisogno di una persona che dipenda da lui, ma dalla capacità del terapeuta di identificarsi col paziente attraverso un sentimento del tipo "se io fossi nei tuoi panni...". In altre parole l'amore della madre o del terapeuta non significa soltanto andare incontro ai bisogni di dipendenza, ma viene a significare, offrire l'opportunità per questo bambino o per questo paziente di muoversi dalla dipendenza verso l'autonomia".

Quando guardo sono visto, così io esisto.
Ora posso permettermi di guardare e di vedere.
Ora guardo creativamente e ciò che percepisco lo appercepisco anche.
In realtà ho cura di non vedere ciò che non è lì per essere visto (a meno che non sia stanco).

Paragoniamo e contrapponiamo i puri elementi maschili e femminili nel contesto del rapporto oggettuale. Desidero dire che l'elemento che chiamo "maschile" ha a che fare con lo stabilire un rapporto attivo o il subire un rapporto passivo, entrambi essendo sostenuti dall'istinto. È nello sviluppo di questa idea che noi parliamo di pulsione istintuale nel rapporto del bambino con il seno e con il mangiare, e in seguito nel rapporto con tutte le esperienze che interessano le principali zone erogene e con le pulsazioni e con le soddisfazioni sussidiarie. Vorrei suggerire che per contrasto il puro elemento femminile ha un rapporto con il seno (o con la madre) nel senso del bambino che diventa il seno (o la madre) nel senso che l'oggetto è il soggetto."

La cosa principale è che l'adolescenza è più che la pubertà fisica, per quanto basata largamente su di essa. L'adolescenza implica crescita, e questa crescita richiede tempo. E mentre la crescita è in progresso, la responsabilità deve essere assunta dalle figure genitoriali. Se le figure genitoriali abdicano, allora gli adolescenti devono fare un salto nella falsa maturità e perdere il loro bene più grande: la libertà di avere idee e di agire d'impulso.

Si potrebbe semplificare dicendo: gli uomini agiscono e le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne osservano se stesse essere guardate. Ciò determina non soltanto il grosso dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto delle donne con se stesse. Il sorvegliante che la donna ha dentro di sé è maschio, il sorvegliato femmina Ecco dunque ella si trasforma in oggetto, e più precisamente in oggetto di visioni: in veduta.

Levi Strauss scrive: uno dei caratteri più originali dell'Arte della nostra civiltà sta proprio nella avida esigenza, nell'ambizione di catturare l'oggetto a beneficio del proprietario o dello spettatore.

La spettatrice-accompatrice deve invidiare se stessa per ciò che diventerà se compra il prodotto. Deve immaginarsi trasformata dal prodotto in oggetto di invidia per gli altri, un'invidia che quindi giustificherà l'amore che prova per se stessa. Per dirla In altre parole: l'immagine pubblicitaria la deruba del suo amore di sé per ciò che lei è, e glielo restituisce al prezzo del prodotto.

La pubblicità è efficace proprio perché si nutre di irrealtà. La pubblicità si attiva lavorando su naturale appetito di piacere. Essa però non può offrire il reale oggetto di piacere e non vi è sostituto convincentea un piacere se non nei termini stessi di quel piacere.

La pubblicità non è mai celebrazione di un piacere in sé. La pubblicità parla sempre del compratore a venire. Gli offre l'immagine di glamour che gli deriverà dal prodotto o dall' occasione che essa sta cercando di vendere. L'immagine lo rende dunque invidioso del se stesso che potrebbe essere. Cos'è dunque a rendere invidiabile quel se stesso che gli potrebbe essere? L'invidia altrui. La pubblicità parla di relazioni sociali, non di oggetti. La sua non è una promessa di piacere, ma di felicità: felicità misurata dall'esterno, col metro di giudizio degli altri. La felicità di essere invidiati è glamour. Essere invidiati è una forma solitaria di rassicurazione. Dipende strettamente dal fatto di non condividere la propria esistenza con chi ci invidia. Veniamo osservati con interesse ma non osserviamo con interesse; se lo facciamo, diventeremo meno invidiabili. Da questo punto di vista coloro che vengono invidiati sono come burocrati; quanto più sono impersonali, tanto più grande è l'illusione (per loro stessi e per gli altri) del loro potere. Il potere di chi ha glamour risiede nella sua presunta felicità; potere il burocrate nella sua presunta autorità. Ecco come si spiega l'espressione assente e sfocata e di tante immagini di glamour. Il loro sguardo è puntato al di là degli sguardi d'invidia che le sostengono.

Paride premia con una mela la donna che trova più bella. La bellezza diventa dunque materia di composizione. Apri parentesi oggi al giudizio di Paride si è trasformato in concorso di bellezza. Coloro che non vengono giudicate belle non sono bello punto con loro curioso non vengono premiati

Essere spogliati è essere se stessi. Essere nudi è essere spogliati e tuttavia non essere riconosciuti per se stessi. Per diventare un nudo, il corpo spogliato deve essere visto come un oggetto. (La vista del corpo nudo come un oggetto ne stimola l'uso come oggetto).Lo spogliarsi è rivelazione di sé. La nudità è esibizione. Essere spogliati è essere senza maschere. Essere esibiti significa che la superficie della propria pelle, i peli del proprio corpo, sono stati trasformati in una maschera da cui, in quella situazione, non ci si potrà più liberare. Il nudo nè condannato non essere mai spogliato. La nudità è una forma di abito.

[La pubblicità] propone a ciascuno di noi di trasformarsi, o di trasformare la propria vita, comprando qualcosa in più. Questo qualcosa in più, essa suggerisce, ci renderà in qualche modo più ricchi, anche se saremo più poveri, perché avremo speso i nostri soldi

Gli unici luoghi relativamente liberi dalle pubblicità sono le zone dei veri ricchi: il loro denaro è loro perché tale rimanga.