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Io non sono d'accordo su questo punto: se si vuole fare uno studio su una determinata cultura è giusto far rientrare una pratica o un'usanza nel sistema di valori e credenze di quella cultura per capirne lo scopo, il motivo ecc., ma se si vuole dare un giudizio morale l'unica cosa che conta è il fatto in sé. Ciò che mi dà fastidio non è il ribadire che la pederastia fosse in qualche modo normale all'epoca, ma che la si rivesta di un'aura quasi di santità o come una cosa benefica per l'adolescente imbellettandola con aggettivi come "pedagogica", quando il fatto in sé è orribile.
Penso di poter fare il passo più lungo della gamba e dire: anche per gli antichi greci e romani la copulazione con i minori maschi era disdicevole. Dico questo perché a Roma (cioè negli ultimi secoli della Repubblica e durante i periodi dell'Impero in cui a governare non era un pazzo) la pederastia era praticata ma era ritenuta motivo di vergogna per l'uomo che la praticava e sono state emanate anche alcune leggi che salvaguardavano il diritto di alcuni uomini liberi di non subire abusi, dunque si cercava di nasconderla il più possibile; presso i greci invece era regolarizzata e permessa solo in particolari cerimonie (come quella tipica di Sparta di cui ho parlato sopra), e trarre da queste informazioni che la pederastia era sempre praticabile da chiunque sarebbe un po' come dire che sventrare i prigionieri faceva parte della routine di ogni Maya solo perché durante alcune cerimonie i sacerdoti praticavano questo rito. Inoltre, secondo me ci sono una serie di valori e di caratteristiche dell'essere umano che non mutano nel tempo (forse con l'evoluzione?), perché sono condivise da (quasi) tutti gli appartenenti alla nostra specie. Secondo me il disgusto (in alcuni forse solo a livello inconscio) per la copulazione con un individuo adulto è uno di questi. Del resto è un argomento delicato e complesso, ma da quello che ho appreso studiando psicologia dello sviluppo e guardando alcuni servizi sul problema della pedofilia raramente i bambini (e anche gli adolescenti) manifestano un'esplicita e immediata avversione per la persona che li abusa: spesso lasciano che queste esperienze sedimentino nel loro inconscio con la conseguenza che i traumi e il malessere si presentano a distanza di anni. Sia chiaro che io parlo di ciò che una persona prova a livello interiore: è chiaro che un individuo (soprattutto un bambino) contro la società non può fare niente, deve sottomettersi e fare ciò che gli viene richiesto, ma ciò non significa che l'esperienza non lo segni. Lo stesso vale per varie cose che noi a distanza di secoli, studiando in largo la società di un certo periodo, riteniamo "normali" e quindi accettate da tutti, ma se restringiamo il nostro campo di osservazione noteremo che non è affatto così condivisa come pensiamo: per riprendere l'esempio della monacazione forzata delle bambine, pensa alla povera Monaca di Monza (che non è frutto dell'immaginazione di Manzoni, ma è una persona realmente esistita). Sacha: consultando lo Zingarelli le uniche definizioni che ho visto erano quelle che ti ho detto, però in effetti Treccani dà anche quelle che tu hai trovato su Wikipedia. Tra l'altro ho visto che per gli adolescenti (di entrambi i sessi) si dovrebbe usare il termine "efebofilia" |