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Il romanzo mi è piaciuto moltissimo, come mi aspettavo, me lo sono letteralmente bevuto.
Effettivamente un romanzo senza eroi, perché anche Lucy, tutto sommato, non è una persona senza pecche. Potrei dire, infatti, che si tratta del perfetto contraltare di Lizzie, in tutto e per tutto, eccetto che per una cosa che è uguale in entrambe: l'ostinazione. In realtà sono caratteri più diffusi di quanto si creda e anche se sembra assurdo che le persone si comportino così, scegliendo autonomamente strade che possono portare alla rovina, esistono eccome... La cosa che ho trovato "strana" è stata l'evidente simpatia di Trollope per Lizzie, nonostante l'amoralità del personaggio. Però in fondo ha ragione: Lizzie, in fondo, è ben più infelice di tutti gli altri. Lo si vede dal suo spasmodico desiderio verso l'indeterminato "corsaro", che non l'abbandona mai. Però il mondo è tragicamente povero di corsari, e Lizzie è tragicamente destinata a rendersene conto più volte nel romanzo. Stavolta la politica resta sullo sfondo, e l'unica comparsa della semiseria questione della sterlina serve a riportarci e ricordarci i Palliser (a proposito, se parliamo di ostinazione, anche Glencora non scherza). Sempre gradevoli le descrizioni, sempre eccelsa la prosa e abbastanza buona la traduzione (qualche perplessità sull'uso degli ausiliari...). Correttori di bozze ed editor credo siano ormai figure mitologiche nelle case editrici. |