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Ho sempre la sensazione leggendo Coe che le sue potenzialità non siano espresse al meglio. Anche in questo romanzo seppur scorrevole e che si legge in un baleno, c'è come qualcosa che manca. La scrittura fluida. a tratti ironica e divertente (mi sono molto divertita leggendo l'intervista con il giornalista che aveva visto solo un suo film e neppure uno dei più noti), a tratti malinconica, quasi una carezza e nostalgico nell'esprimere il dispiacere di Wilder che è il rammarico di un uomo anziano non più in grado di stare al passo con i tempi, di comprendere i cambiamenti in atto. Ci sono molti riferimenti alla nuova cinematografia e i nuovi nomi di punta del panorama cinematografico. Il tema portante è il passare del tempo, il rendersi conto che si invecchia e che la propria arte non rispecchia più i gusti del pubblico, perchè i tempi sono cambiati, eppure nonostante ciò egli continua ancora ad avere fiducia nel futuro e a pensare al suo prossimo lavoro. È certamente un romanzo adattissimo agli amanti del cinema, ma in ogni lavoro di Coe credo ci siano riferimenti alla settima arte cosi come alla musica e se uno proprio non ascolta mai un disco, non vede mai un film difficilmente potrà riuscire ad apprezzare lo scrittore inglese, però magari leggendolo, chissà, potrà essere iniziato a qualcosa di affascinante. Sicuramente il protagonista è Wilder, ma Calista che sarebbe il mezzo grazie al quale far conoscere il regista, seppur passante in secondo piano, contrariamente a ciò che hanno scritto gli altri, a me non è dispiaciuta. Forse io avrei scritto qualcosa in più su di lei, perchè per chi, come me, gli anni 70 li ha vissuti leggere di quel periodo è sempre piacevole. Nel complesso un buon romanzo.
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