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Bomba d'acqua
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| Non essendo tifoso, da sempre mi limito a chiedermi perché nella musica si da per scontato che le donne debbano cantare in mutande, piuttosto che, nello sport, giocare in mutande.
L' obbligo imposto dalle federazioni alle atlete di stare in mutande in pubblico è passato per anni sotto silenzio (ma non certo... "inosservato"!), rifiutarlo è già una battaglia da qualche anno, ma ancora non è una battaglia vinta, ed a pagare una sia pur modesta multa è ora la nazionale norvegese di pallamano, ed a comminarla nientepopodimeno che la... federazione Europea! (ma non era l'Europa "patria dei diritti" e contraria ad ogni discriminazione di genere?).
Sia chiaro che non pretendo di essere un maschio migliore degli altri, i glutei tonici delle atlete mi piacciono, non ho nessun problema a "regalare" un sguardo (possibilmente fugace) alle ragazze che volontariamente mostrano l' underbutt (sottochiappe) in giro per la città (è la moda dell' anno) magari orgogliose di mostrare al mondo il risultato di faticose ore di palestra, creme, e chissà quale altra diavoleria anti-cellulite.
Ma "volontariamente", appunto.
Che qualcuna o qualcuno sia obbligato a mostrare le sue chiappe in pubblico per lavorare (basta ipocrisie: gli atleti sono lavoratori e quelli olimpici in particolare anche precari e sottopagati!) senza essere nello show-biz porno o in attività, come la danza, "nate" per celebrare la perfezione del corpo o magari performances teatrali in cui esplicitamente si celebra l'eros, se non mi indigna (nel mondo c'é di peggio) quanto meno mi lascia molto perplesso su certe campagne sulla parità dei diritti e quant' altro.
Suvvia, che si conceda la "quota rosa" anche ai pantaloncini sportivi!
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