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La peste (Camus, 1947; impressioni ascolto reading)

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view post Posted on 5/8/2015, 06:13
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Bomba d'acqua

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Il reading ascoltato è di circa 550 minuti (22x25) per un libro di 250pg, una lettura quasi integrale.

Produzione RAI ("AD alta voce"), legge Remo girone. (*)

Il Plot. Cronaca di una immaginaria epidemia di peste nella città di Orano. Il narratore (che ha un punto di vista privilegiato, poi si saprà che è uno dei medici) racconta schematicamente le reazioni collettive, incentrando la sua attenzione su singoli episodi solo per chiarire il clima generale. Vengono invece narrate nei particolari le reazioni e le iniziative di un piccolo gruppo di amici che, in contrasto con l' indifferenza dei più, si impegna nelle cosiddette "brigate sanitarie", gruppi organizzati di volontari che, pur consapevoli della propria sostanziale impotenza, rischiano la vita per alleviare le sofferenze dei contagiati e nelle poche attività di prevenzione possibili. Il libro termina con la fine dell'epidemia e con l'ammonimento che in qualsiasi momento la peste può tornare.

Il tema. E' una operetta morale sulla necessità di reagire al male assoluto, dell'impegnarsi resistere anche quando si sa che vincere è impossibile. La peste è stata interpretata già dai primi lettori del libro come il nazismo, io direi più precisamente la invasione nazista della Francia. Ma, nonostante il nome "brigate Sanitarie" evochi le brigate partigiane, non si tratta di un elogio della resistenza, anzi l'interesse dell'autore vuole essere il più generale possibile.

La peste è il male, qualsiasi male possa nuocere gravemente all'umanità, tanto che in diversi punti del libro si ha la sensazione che per l'autore "essere appestati" sia ugualmente l'essere vittime dei malvagi ma anche l'essere preda di una ideologia malvagia che ci spinge a causare sofferenze agli altri.

Le tesi morale dell'autore sono espresse con la massima chiarezza: reagire è necessario, nessuna alternativa è possibile, chi non reagisce è dalla parte del male, l'indifferenza non è ammissibile.
E la resistenza al male non è necessariamente un atto eroico: anche se una minoranza si esporrà a rischio della vita, ciascuno deve resistere in base alla proprie possibilità ed attitudini.

Questa visione assoluta (mi ricorda l'anatema contro gli indifferenti di Gramsci) spaventa, fa temere che si possa essere affetti dalla peste anche credendo di lottare contro di essa. Ed anche questo punto viene chiarito: quando, illudendoci di combattere contro il male, siamo noi a provocare morte e sofferenza degli inermi, stiamo sbagliando.

Poiché la peste di cui parla l'autore è qualcosa che uccide realmente, non solo metaforicamente, la chiamata a resistere contro il male non riguarda i piccoli malesseri determinati dagli ordinari soprusi del potere (che pure possono essere i sintomi premonitori di una peste futura) ma ciò che fa correre il sangue degli innocenti.

L'autore, in quanto francese, si preoccupa anche del rapporto con la morale cattolica. Rifiuta la teoria del castigo divino ed anche il rassegnarsi alla divina provvidenza ed alla preghiera. Ma sa che anche i preti sanno impegnarsi al fianco dei sofferenti e mette in scena tramite uno dei suoi personaggi, un prete, due prediche: la prima improntata all'invito a pregare ed all'idea del "castigo divino", e la seconda, dopo la necessaria presa di coscienza, di stampo completamente diverso.

Due assenze mi hanno colpito: quella degli algerini e quella di donne attive; la prima è forse scontata (non è della vera Orano che si parla) mentre la seconda, io credo, dovrebbe dipendere dalla vetustà del libro: la donna è vista nel ruolo accudente, si citano solo madri, i ruoli attivi sono riservati ai maschi. Oggi scrivere una cosa del genere sarebbe impossibile.


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Lo stile dell'autore è semplice e diretto, qualche difficoltà di lettura ci può essere per la mancanza di pathos non certo per l'uso di un linguaggio elitario o di tecniche narrative astruse. L'autore vuole essere capito da tutti e parla chiaro e forte, cerca (nei suoi limiti) di emozionare: ai lettori resterà sicuramente impresso l'episodio della morte del bambino, l'unica descritta indugiando (volutamente) nei particolari, con il preciso intento di scolpirla nella mente del lettore.

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Il libro è parte del bagaglio culturale necessario di chi coltivi l'ideologia della solidarietà ed è senz'altro utile a chiunque. Più che ai giovanissimi (che queste cose se le fanno scivolare addosso, corazzati dal sano egoismo tipico della loro età) sarà utile come riflessione alle persone già mature che vogliono riordinare le proprie idee.

Non a caso ho usato il termine "ideologia": sappiamo oggi che l'essere solidali sempre e comunque con tutti o anche solo con tutti i sofferenti non è un ideale assoluto e ci sono molti che sostengono che si possono causare danni anche con una solidarietà "senza se e senza ma" priva del necessario buonsenso.

Ed accettare di convivere con chi ha una idea contraria alla nostra senza lanciare anatemi è la cura della Peste più grave: il dogmatismo.

(*) purtroppo non più disponibile sul sito ufficiale RAI
 
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