@mercoledì:
Ma figurati!
Certamente L'abbazia di Northanger non è da paragonarsi agli altri romanzi della Austen quanto a protagonista: Catherine è volutamente la parodia di un'eroina, così come tutto il romanzo è appunto una parodia, però nel suo genere io l'ho trovato carinissimo e divertente. Se però ora non ti va di leggerlo, credo ti convenga metterlo da parte e riprenderlo quando ne avrai voglia: so per esperienza che non c'è niente di peggio che costringersi a leggere un libro controvoglia, è il modo migliore per non apprezzarlo.
A proposito, anche io ho detestato Isabella Thorpe, soprattutto perché mi ricorda una tipologia di persone che ho conosciuto da vicino.
Quanto a I promessi sposi, vale un po'lo stesso discorso: se non te la senti forse è meglio lasciarlo stare per un po' così da evitare di diventarlo come quando eri a scuola.
Riguardo la questione del "capolavoro", senz'altro I promessi sposi rientra in questa categoria, ma talvolta può capitare che, pur riconoscendo il valore oggettivo di un'opera, continui a non piacerci; l'apprezzamento di un romanzo non dipende solo da fattori oggettivi, ma anche e soprattutto dal nostro gusto personale. A me sta accadendo con I Miserabili di Hugo: opera monumentale, un capolavoro letterario e storico... ma non mi piace! Lo trovo pesantissimo e mi annoia a morte. Anche nel mio caso credo che il fatto di conoscerne già la trama giochi a mio sfavore, tuttavia, qualunque sia il motivo, decisamente, da un punto di vista strettamente soggettivo, non lo sto apprezzando eccessivamente.
@Donleavy:
Sì, decisamente mi piace!
Onestamente non mi era mai venuto in mente di fare un confronto con James, ma trovo che la caratterizzazione dei personaggi anche in Manzoni sia magistrale. Anche io l'ho riscoperto dopo il liceo, ma ricordo che anche allora non mi era dispiaciuto. Soprattutto, al di là dello stile e degli aspetti più tecnici del romanzo (che a quindici anni naturalmente non riuscivo ancora a cogliere appieno), ricordo che leggendolo in classe rimasi colpita da diversi passi inerenti la storia di Gertrude e le opinioni di Manzoni in proposito; riflessioni che allora non avevo capito del tutto, ma che mi erano rimaste impresse, e che da grande ho potuto comprendere e quindi apprezzare completamente.
E non preoccuparti assolutamente: qui non c'è alcuna gara a chi legge di più, e chi legge pochi libri non è certamente un lettore meno degno di chi invece ne legge decine e decine. L'importante non è la quantità, ma il piacere che ciascuno di noi trae dalla lettura.
È una ragazza... 
son un po' sbadata 