Tifone apocalittico
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| Vorrei spendere due parole su questo libro. Io, prima di tutto, smetterei di chiamare King un autore da libri horror, perché non è così: le sue storie possono far paura, ma si può chiamare horror una storia che analizza ed esacerba la psiche dei personaggi? Non credo, e questo romanzo non mi smentisce, anche perché, come sento dire da altri sullo stesso libro, questo "non fa paura": e non fa paura perché l'aspetto psicologico trattato non è così angosciante. Si tratta della parte del cervello più nascosta e remota dell'uomo, quella parte che non si conosce, e non si sa mai se si arriverà a farlo, il cui funzionamento sembrerebbe essere ostacolato ai comuni uomini ed attivato da alcuni eventi. Ed è proprio un evento traumatico che attiverà questa parte del cervello di Johnny Smith, il protagonista; la parte del cervello che "vede" non attraverso gli occhi o il tangibile, ma che riesce a spingersi in quella parte preclusa agli altri, la parte che rivelerà a Johnny tanti eventi, e che sarà la sua maledizione nei rapporti con gli altri. La gente si allontana da ciò che non comprende e questo sarà vero anche per lui, per i suoi sentimenti, sempre altalenanti tra quello che sarebbe giusto fare e quello che desidererebbe fare. Il romanzo focalizza l'attenzione anche su punti cari a King: l'amore morboso materno, che spesso si trasforma in una sorta di coercizione e trasforma i figli, nel bene e nel male; l'aspetto onirico dei racconti, l'amore: perché, se posso tracciare una linea sottile che attraversa tutto il romanzo, quella è proprio la linea dell'amore.
Voto 9
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