Negli anni scorsi mi sono appuntato i libri che non ho portato a termine.
M. Mazzantini: "Non ti muovere" - Scritto benissimo, bello da leggere ma mi stava mettendo una tristezza addosso che mi ha portato all'abbandono (forse perché mia figlia, Floriana, a quell'epoca aveva più o meno l'età della figlia del protagonista).
M. Vasquez Montalban: "Assassinio al Comitato Centrale" - Noioso, cervellotico, abbandonato a circa 1/3, forse mi aspettavo troppo da questo autore.
M. Crichton: "Timeline" - Lento, fino a metà libro non m'era scattata la molla per "sapere come va a finire", al contrario di molti altri libri dello stesso autore che mi sono piaciuti moltissimo.
A. Luvino: "Ramses e l'enigma di Qadesh" - probabilmente lo presi dopo aver letto il ciclo del faraone scritto da Jacq... non c'è paragone
S. King: "Misery" - Altro grande scrittore, un autentico artista, ma l'horror non fa per me, lasciato a pag. 66 perché era troppo angosciante e claustrofobico, sicuramente il fatto di sapere come finisce mi ha condizionato negativamente.
F. Dostojevskij: "I fratelli Karamazov" - troppo difficile e pesante per me, anche se l'edizione, con una traduzione del 1950, non mi ha aiutato di sicuro.
C. Augias: " Quella mattina di luglio" - lento, noioso, non mi ha colpito, lasciato a pag. 67.
E. Hemigway: "Addio alle armi" - Letto subito dopo "Fiesta" non mi ha colpito, lasciato perché mi risultava poco interessante.
S. Turow: "L'onere della prova" - Nonostante il legal thriller è un genere che m'appassiona e "Presunto innocente" (l'opera principale di Turow) mi abbia appassionato, questo romanzo l'ho lasciato a pag. 200: inconcludente.
N. Evans: "Quando il cielo si divide" - interrotto a pag. 180, flashback preceduti da spoiler, uno schema completamente sbagliato.
G. Guareschi: "Il destino si chiama Clotilde" - Ironia al limite del ridicolo, molto più piacevole il ciclo di "Don Camillo"
E. Queen: "Quattro di cuori" - Lento e prolisso, i precedenti che avevo letto erano molto diversi e più avvincenti.