Tempesta tropicale
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| Scrivere la recensione di questo romanzo mi sta creando qualche difficoltà, perché, malgrado ci stia pensando da un po’ di giorni, non riesco a formarmi un giudizio che sia definitivo. Insomma, per alcuni aspetti mi è piaciuto e per altri no e questa alternanza deriva dall’aspetto del romanzo che, volta per volta, sto considerando.
Ho amato moltissimo lo stile dell’autore, quella sua capacità di essere delicato e leggero anche in certi punti molto duri della storia, quel suo tratto limpido anche in aspetti molto torbidi della trama.
Mi è piaciuto molto (anche se è stato molto doloroso leggerne) il fatto che in questo classico romanzo di formazione siano stati trattati argomenti che con la crescita dei giovani nulla dovrebbero aver a che fare, ma che purtroppo nella realtà segnano molte vite, quali il bullismo dei coetanei, l’indifferenza o peggio le molestie degli adulti, la solitudine dei quartieri popolari e periferici delle città. Qui non ci sono vittime e carnefici però, ma tutti sono vittime a loro volta: chi di qualcuno più prepotente, chi delle circostanze ineluttabili della vita, chi del proprio “mal di vivere”.
Ho apprezzato il legame che si crea non solo tra Oskar e Eli, ma anche da altri co-protagonisti della storia, e trovo che tutti abbiamo in comune grandi slanci di generosità, ma anche terribili egoismi e desideri inconfessabili.
Non ho amato, però, il fatto che questa fosse una storia di vampiri, che non mi sono sembrati credibili nella loro vita così simile a quella degli umani, e non mi pare che la loro presenza sia funzionale al significato profondo della storia. Questo mi è sembrato solo un’inutile stratagemma per cavalcare l’onda della moda letteraria che da qualche anno imperversa. La stessa storia, con protagonisti solo umani, sarebbe stata per me di gran lunga più apprezzata, perché decisamente più credibile. Non c’è altro vampiro che si accosti anche lontanamente alla perfezione che ho trovato in Dracula. Tutti gli altri mi sembrano sbiadite imitazioni, senza sapore. E questa storia non fa eccezione.
Ammetto, però, che se questo non fosse stato il libro del GDL, non lo avrei letto e quindi avrei perso un’esperienza comunque valida ed interessante.
Voto: 7/10
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