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Joyce, James - Gente di Dublino

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abtonung
view post Posted on 30/3/2009, 11:52




Joyce-James-Gente-di-Dublino


Quindici racconti della vecchia Dublino, banali per certi versi, profondi per altri, lo stile di Joyce mi è piaciuto tantissimo ti trasporta all'interno di ogni singola storia che termina sempre quasi con dei punti di sospensione perchè quelli che racconta lui sono scorci di vita, momenti da immortalare, appaiono determinanti solo grazie allo scrittore ma in realtà sono solo giornate, esperienze, cose che possono succedere a chiunque in qualsiasi parte del mondo.
Le descrizioni dei protagonisti sono minuziose ed efficaci, il contesto non viene sempre ben definito ma nel complesso non c'è alcun tipo di difficoltà nella lettura, l'ambiente è palpabile, le emozioni escono dalle pagine.
I racconti più belli per me sono: Arabia, Eveline, un Caso pietoso e poi per la loro brutalità mi hanno colpito Rivalsa e Due galanti. L'ultimo, il più famoso, I morti è il prologo perfetto per un libro come questo.

8 / 10

Edited by Lulysa - 22/9/2022, 15:30
 
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Giu74
view post Posted on 30/3/2009, 16:38




Grande Ari!
Hai affrontato Joyce e questo è già un grande passo...io ammetto di aver un pò di timore... ricordo di aver leggiucchiato (molto poco) Gente di Dublino al liceo... ma da allora mi è sempre mancato il coraggio...ora dopo la tua recensione chissà... forse... prima o poi...
 
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abtonung
view post Posted on 30/3/2009, 16:48




è una bella lettura, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso, ma alla fine ogni storia nel suo piccolo ti lascia qualcosa. è un libro che consiglio ^_^
 
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Masetto
view post Posted on 30/3/2009, 20:57




Libro non facile, come tutti quelli di Joyce.

<< Il tema predominante in questi racconti è quello della paralisi, del fallimento. Lo dice lo stesso Joyce quando scrive al suo editore “le novelle vogliono formare un capitolo della storia morale del mio Paese, ed ho scelto Dublino come scena perché quella città mi pareva essere il centro della paralisi”. In ogni racconto, infatti, si può ritrovare un progetto fallito, un’aspettativa delusa: il ragazzino protagonista di Arabia non riesce a portare alla ragazza di cui è innamorato qualcosa dal bazar, come lei gli aveva chiesto; in Eveline la ragazza rinuncia all’unica opportunità di vivere una vita felice per paura del nuovo; in Una piccola nube il protagnista si sente umiliato dal confronto tra sé e l’amico divenuto giornalista di successo;… In molti racconti ci sono elementi che richiamano luoghi esotici e lontani, come la Persia sognata dal giovane protagonista di Sorelle o l’Argentina dove Eveline sarebbe dovuta andare: sono tutti simboli di una realtà diversa ed affascinante che però nessuno riesce a raggiungere. >> dal web

Inizialmente non l’ho trovato per nulla interessante, alla fine di ogni racconto mi chiedevo "e quindi?" non capendo il perchè dell’assenza di avvenimenti importanti e degni di essere descritti. Andando avanti credo di aver capito la motivazione di questa scelta, ovvero l’intenzione di raccontare delle storie che possono essere di tutti, o che potevano esserlo nella Dublino di allora. Nonostante questo, non è certo il mio libro preferito. Alcuni racconti proprio son brutti, come Il giorno dell’edera (incomprensibile per chiunque non conosca la storia politica dell’Irlanda) o il banale Arabia.
Invece I morti è stupendo.

E’ un libro più complesso di quanto sembri a prima vista, perché non è sempre facile cogliere il simbolismo dei racconti. In Sorelle per esempio la morte preceduta da paralisi e la simonia del prete alludono alla sclerotizzazione e alla corruzione da cui Joyce vedeva afflitta la Chiesa irlandese del suo tempo. In Un incontro mi sono accorto solo alla terza o alla quarta lettura di un elemento apparentemente minimo ma che probabilmente è la chiave per capire il senso del racconto: gli occhi del pazzo che i due ragazzi incontrano alla fine sono verdi come quelli dei marinai che nei sogni del giovane protagonista sono suoi compagni nelle grandi avventure che vorrebbe vivere un giorno. Che dunque questi immaginari eroi di un adolescente prendano poi nella realtà (per via del particolare rivelatore degli occhi verdi) la forma di un pazzo, credo voglia rappresentare il sentimento di delusione che un giovane sognatore (com’era lo stesso Joyce) incontra alle soglie della vita adulta, e che il racconto voglia rappresentare appunto questo sentimento.
 
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ApettaVale
view post Posted on 31/3/2009, 09:55




L'ho appena regalato a nga.. Magari un giorno lo leggerò anche io :rolleyes:
 
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Laura Palmer
view post Posted on 31/3/2009, 11:54




Io ricordo di averlo letto al liceo, anzi, di averlo cominciato, ma di averlo presto abbandonato. E' un autore che vorrei riprendere, credo che non fosse il momento adatto, allora. Queste recensioni mi confortano e mi esortano al mio proposito.
 
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abtonung
view post Posted on 31/3/2009, 16:17




CITAZIONE (Masetto @ 30/3/2009, 20:57)
Inizialmente non l’ho trovato per nulla interessante, alla fine di ogni racconto mi chiedevo "e quindi?" non capendo il perchè dell’assenza di avvenimenti importanti e degni di essere descritti. Andando avanti credo di aver capito la motivazione di questa scelta, ovvero l’intenzione di raccontare delle storie che possono essere di tutti, o che potevano esserlo nella Dublino di allora. Nonostante questo, non è certo il mio libro preferito. Alcuni racconti proprio son brutti, come Il giorno dell’edera (incomprensibile per chiunque non conosca la storia politica dell’Irlanda) o il banale Arabia.
Invece I morti è stupendo.

il giorno dell'edera non è piaciuto per niente neanche a me, Arabia invece l'ho trovato molto carino per l'ingeniutà che traspare, per l'incomprensione e l'innocenza.
per il resto concordo
 
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lisa1
view post Posted on 2/7/2010, 13:07




Un libro che sicuramente merita esser letto!
Come ogni raccolta di racconti, l'interesse non sempre è vivo, vuoi per gusti ed esperienze personali, vuoi per i temi trattati, ed è per questo che ci sono dei pezzi che piacciono maggiormente rispetto ad altri.
Anche a me non è piaciuto molto "Il giorno dell'Edera", come pure "Le sorelle" e mi hanno invece emozionato: "La grazia","Una piccola nube"e"una madre" in particolar modo....eleggo a miglior racconto "DUE GALANTI"....sotto quel lampione mi sono realmente commossa!!!!!
Indiscussa la capacità di Joyce di raccontarci una Dublino che, citando la prefazione, potrebbe davvero essere il paese in cui ognuno di noi vive; ho trovato una grandissima attenzione per i dettagli utili a definire anche il non scritto!
 
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view post Posted on 29/7/2010, 06:56

Il generale inverno

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Andrò controcorrente, ma il capolavoro non l’ho proprio visto. Già definirlo “romanzo non romanzo” non mi ha aiutato a capirlo. Il “mosaico unitario” deve essermi proprio sfuggito. Aggiungete un simbolismo lontano dal nostro orizzonte culturale e il risultato non si fa fatica a immaginarlo. Racconti, mal legati tra loro con la fatica di ricominciare da capo ogni volta. Non mi sono divertito a leggerlo
 
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view post Posted on 1/11/2012, 18:38
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Tsunami spaventoso

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premetto che in generale le raccolte di racconti non mi entusiasmano! questa non fa eccezione, non mi è parsa nulla di che. Forse Joyce è troppo contorto e complicato da leggere senza un libro di letteratura affianco. Sicuramente mi son persa molte delle sfacettature su cui ha lavorato l'autore.
Il concetto portante di tutta la raccolta è la paralisi che secondo Joyce blocca gli abitanti di Dublino. quasi tutti i protagonisti hanno un momento in cui provano a riscattarsi, a intraprendere qualcosa di nuovo e di diverso e sempre non ci riescono, rimangono bloccati nelle loro "patetiche" vite. non sono capaci di pretendere di più. succubi della società e della religiosità.
il racconto che sicuramente ha più pathos è "i morti", l'unico che secondo me riesce a muoverti qualcosa dentro,a suscitare una qualche emozione verso i protagonisti. Gli altri li ho trovati molto piatti emotivamente parlando... alcuni persino incomprensibili, con la sensazione di essermi persa proprio delle pagine intere, senza capo ne coda.
 
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PinkButterfly
view post Posted on 26/1/2013, 12:48




Un libro in cui le storie partono in sospeso e terminano ancora sospese.
Bellissimo, toccante, uno di quei libri che restano impressi nella memoria.
 
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Mara_z
view post Posted on 21/10/2013, 11:56




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Sia Una madre sia Controparti appartengono ai Dubliners (titolo reso in italiano con Gente di Dublino o Racconti di Dublino), prima opera narrativa di James Joyce uscita nel 1914.
È un Joyce, quindi, alle prime armi, e tuttavia già sorprendentemente attrezzato nel cogliere, nei tratti della vita nella città irlandese che gli aveva dato i natali – ma dalla quale si era autoesiliato a partire dal 1904 – le tracce evidenti della sconfitta definitiva dell’uomo novecentesco.
E la sconfitta, in effetti, aleggia su ambedue i racconti.
È davvero un mondo senza speranza e senza riscatto quello dei Dubliners, che neanche l’ironia sottile profusa dal giovane Joyce riesce a salvare.
L’illuminazione del “flusso di coscienza” e la complessa architettura delle “epifanie”, che celebreranno i loro fasti nell’Ulisse, sono ancora di là da venire.
Qui c’è soltanto, nudo e crudo, quell’universo insensato e feroce la cui rappresentazione è il necessario punto di partenza per persuadersi della necessità di trovare un altro approccio, capace – magari per virtù che non hanno a che fare con questo mondo – di recuperare un significato (l’“epifania”, appunto) per altre vie, squisite o celesti, ma che non abbiano comunque niente da condividere con l’orrore della “vita quale è”, come avrebbe detto Dino Campana.

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I racconti, Gente di Dublino che ho letto tantissimi anni fa li ricordo con vero piacere, fu il primo approccio a Joyce, qui vengono riproposti 2 racconti molto belli e rappresentativi, sono permeati da un cupo pessimismo, tema dominante è la frustrazione, la sconfitta.
 
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11 replies since 30/3/2009, 11:52   872 views
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